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giovedì 24 novembre 2011

Fitoterapia tradizionale cinese: un valido aiuto per l'infertilità femminile

Con il termine infertilità si definisce l'incapacità di una coppia a intraprendere e portare a termine una gravidanza dopo un certo periodo di rapporti sessuali non protetti. Il limite temporale di riferimento è di almeno un anno, ma è un indice relativo che dipende molto dall'età della coppia e in particolare da quella della donna. Da secoli l'agopuntura e la medicina tradizionale cinese offrono il loro contributo nell'ottimizzare i meccanismi che stanno alla base della fertilità sia maschile sia femminile, come dimostrano numerosi studi pubblicati negli ultimi anni, sia sulla infertilità maschile (con risultati a volte addirittura sorprendenti sul numero e sulla qualità degli spermatozoi), sia soprattutto sul sostegno alle tecniche di fecondazione assistita, indicazione in cui l'agopuntura è oggi sempre più utilizzata. Se anche la fitoterapia ha tradizionalmente ricoperto un ruolo nel sostegno della fertilità sia maschile che femminile - basti pensare all'uso della Maca (Lepidium meyenii) in Sudamerica o del Ginseng (Panax Ginseng) in estremo oriente - tuttavia le dimostrazioni di efficacia in questo settore erano ad oggi abbastanza carenti. È con grande interesse quindi che viene accolta la recente pubblicazione di una metanalisi condotta da due ricercatori australiani, Ried e Stuart, che ha valutato l'utilizzo della fitoterapia tradizionale cinese nel trattamento dell'infertilità femminile. Il lavoro, pubblicato sull'ultimo numero di Complementary Therapies in Medicine, mostra come in realtà la Medicina Tradizionale Cinese abbia molto da dire in questo settore anche quando confrontata con i più moderni strumenti della medicina e della ricerca scientifica. Gli autori hanno valutato e metanalizzato i risultati di 8 trials clinici controllati, 13 studi di coorte, 3 case series e 6 case reports, per un totale di 1851 donne affette da infertilità, di età compresa tra 18 a 45 anni (media di 30 anni); nel gruppo delle donne trattate con fitoterapia tradizionale cinese la durata media del trattamento era di 4 mesi negli studi controllati e di coorte e di 5-6 mesi nei casi singoli, raggiungendo in alcuni casi anche i 18 mesi. I risultati sono stati impressionanti: la percentuale globale di successo (gravidanza clinica) a 4 mesi è risultata del 60%, quando per confronto l'analoga risposta alla terapia medica convenzionale o addirittura alla fecondazione assistita è del 30% a un anno. Oltre a questo dato grossolano, che ovviamente si presta a numerosi distinguo, gli autori hanno anche calcolato l'odds ratio dei trattamenti a confronto, ottenendo dall'analisi dei trials clinici randomizzati un valore globale di OR 3.5 [2.3 , 5.2] a favore della fitoterapia cinese nei confronti della farmacoterapia convenzionale, cioè una probabilità di restare incinta dopo 4 mesi di trattamento oltre tre volte superiore con la fitoterapia che con la farmacoterapia convenzionale. Valutando inoltre i sette studi di coorte inclusi nella metanalisi, i risultati dell'indagine mostrano come le donne trattate con la fitoterapia cinese avessero una probabilità di restare incinte nel primo anno di trattamento oltre due volte superiori rispetto a quelle trattate con farmacoterapia convenzionale OR 2.3 [1.6, 3.4]. Utilizzando come riferimento i parametri australiani, gli autori concludono che in termini di gravidanza nel primo anno la percentuale di successo della fitoterapia cinese (50%) è nettamente superiore anche rispetto alle tecniche di fecondazione assistita (30.4% in una coorte di 7439 donne). Il trattamento risulterebbe inoltre molto meno costoso: 600-800 AU$ per tre mesi di trattamento con fitoterapici contro 6000-7000 AU$ della fertilizzazione in vitro. I risultati della metanalisi sono decisamente interessanti e in forte supporto all'uso della fitoterapia tradizionale cinese nelle donne affette da problemi di fertilità. La ricerca presenta tuttavia alcuni limiti. In prima battuta sono stati valutati solo articoli in lingua inglese, perdendo probabilmente una buona parte delle ricerche condotte in estremo oriente. Tale limitazione è però di poco conto considerando che si stima possa incidere al massimo per il 5% e comunque in genere gli articoli in cinese riportano risultati superiori rispetto a quelli in inglese. Ciò che invece non può essere trascurato nell'ambiente della ricerca farmacologica sull'efficacia dei trattamenti è che le preparazioni fitoterapiche, essendo basate sulla diagnosi tradizionale cinese, sono state certamente molto personalizzate di caso in caso, con potenzialmente centinaia di variazioni tra una ricetta e l'altra. Sebbene si possa ritenere che un certo numero di erbe abbia rappresentato un nucleo comune di gran parte dei trattamenti, gli autori non hanno condotto alcuna analisi in tal senso. Pertanto, se dal lato clinico possiamo concludere che un trattamento fitoterapico personalizzato basato sulla medicina tradizionale cinese si è dimostrato decisamente efficace nel migliorare la fertilità femminile, e sembra essere dotato di un profilo di sicurezza e di un costo apparentemente favorevole, dal lato della ricerca farmacologica dobbiamo invece dire che ancora quasi tutto è da fare per individuare le erbe più utili a questi fini, i loro componenti attivi, il loro meccanismo di azione, nonché per definirne in ultima analisi il rapporto beneficio/rischio. In conclusione, allo stato attuale delle prove di efficacia è nostra opinione che il trattamento con fitoterapia tradizionale cinese, combinato o meno con agopuntura, dovrebbe essere considerato dalle donne con problemi di fertilità, specialmente quando si stiano sottoponendo a tecniche di fecondazione assistita o anche prima di intraprendere tale percorso.

Ried K, Stuart K. Efficacy of Traditional Chinese Herbal Medicine in the management of female infertility: A systematic review. Complement Ther Med. 2011 Dec; 19(6):319-31. Epub 2011 Oct 5. 

Erbe medicinali per la cefalea

Le erbe sono molto utilizzate da parte dei pazienti sofferenti di cefalea, vuoi per ridurre il consumo dei farmaci, vuoi per migliorarne l'efficacia, troppo spesso però insieme alla terapia di sintesi e in forma di automedicazione, senza alcun controllo medico, con rischi non banali. Alcune erbe infatti riducono l'efficacia della terapia e quindi è proprio un controsenso usarle insieme, in altri casi ne possono potenziare gli effetti collaterali, cioè l'esatto contrario del risultato atteso. In modo razionale invece è possibile inserire in un programma integrato, una o più terapie quali l'agopuntura e la fitoterapia, con vantaggi enormi, sia in termini economici sia di salute in senso stretto, potendo ad esempio ridurre il consumo dei FANS. Ovviamente ogni paziente richiede la sua terapia, certo, anche perché alla base del mal di testa vi possono essere intolleranze alimentari, ipertensione arteriosa, anemia, o altre cause scatenanti: oltre al Tanacetum Parthenium e alla Mentha piperita, una pianta promettente nella prevenzione dell'emicrania è la Ginkgo biloba, conosciuta e utilizzata contro i disturbi della memoria e dell'attenzione, relativamente alla sua frazione terpenica, ad attività antiaggregante piastrinica. Disponibile letteratura che proviene anche dalla ricerca italiana, occorre tuttavia ancora cautela, perchè mancano prove consistenti sulla reale efficacia e sulla sicurezza d'uso. Gli estratti devono anche essere esenti da acidi ginkgolici, sostanze presenti nella foglia della Ginkgo, potenzialmente responsabili di reazioni allergiche e cefalea.

Fabio Firenzuoli
Centro di Medicina Integrativa, AOU Careggi
Università degli Studi di Firenze

La Clinica in Medicina Cinese

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