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lunedì 15 settembre 2014

L’agopuntura nel palliativismo medico

L’agopuntura nel palliativismo medico

Carlo Dammassa, Guido Bernardini e Carlo Di Stanislao


“Resta l’enigma dell’arte medica e di ove
giunga il suo dovere”
Goethe


Riassunto: Il particolare tipo di formazione consente al medico agopuntore un rapporto molto efficace con il paziente non guaribile e pertanto necessitante di “cure palliative”. In molte condizioni legate a cancro, alcolismo, età avanzata, AIDS, ecc., l’agopuntura, congiuntamente ad altri semplici interventi di basso costo e di bassissima complessità, può risultare importante per la qualità di vita di questi individui. Soprattutto il dolore cronico, maligno e non, di pazienti anziani,  sembra un campo di fertile applicazione per questa antica metodica di cura.
  
Le cure palliative nate circa 30 anni fa in Inghilterra rappresentano la cura globale e multidisciplinare dei pazienti affetti da malattia che non risponde più a trattamenti specifici e di cui la morte è la diretta conseguenza. Il controllo del dolore, degli altri sintomi e dei problemi psicologici , sociali e spirituali è di fondamentale importanza. Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della migliore qualità di vita possibile per i pazienti e per le loro famiglie. Esse possono essere definite come "il trattamento del paziente affetto da patologie evolutive ed irreversibili, attraverso il controllo dei suoi sintomi e delle alterazioni psicofisiche, più della patologia che ne è la causa"[1]. Lo scopo principale delle cure palliative è quello di migliorare anzitutto la qualità di vita piuttosto che la sopravvivenza, assicurando ai pazienti e alle loro famiglie un’assistenza continua e globale[2]. La peculiarità della medicina palliativa è il nuovo approccio culturale al problema della morte, considerata non più come l’antagonista da combattere ma accettata a priori come evento inevitabile.  In definitiva palliativo non significa “inutile”, la sua definizione esatta deriva dalla parola in latino “pallium”: mantello, protezione[*].  Da questa premessa teorica nasce una pratica clinica che pone al centro dell’attenzione non più la malattia, ma il malato nella sua globalità[3]. La fase terminale, da qualsiasi evento possa essere determinata, se deve essere contrastata per renderla meno sofferta, deve ricercare per la persona una qualità di vita dignitosa, motivata, qualunque sia la speranza di quel momento. Qualità della vita che ripropone come sempre la necessità che anche l’uomo in questi momenti abbia ancora il desiderio di vivere per il tempo che gli resta nel modo meno sofferto possibile, il desiderio di mantenere la propria dignità[4] [5]. Attualmente le cure palliative riguardano la terapia di appoggio e di miglioramento sintomatologico di pazienti affetti da cancro, AIDS, alcolismo e dolore cronico[6]. Premessa necessaria ad un efficace palliativismo è la buona comunicazione fra medico e paziente[7]. Le capacità comunicative del medico consentiranno un approccio improntato su:
-         Comprensione
-         Compartecipazione
-         Umana solidarietà.
Al medico oggi è richiesto  di “recuperare” il contatto guadagnando fiducia e confidenza[8].
Occorre pertanto valorizzate le dimensioni cliniche dell'operato medico: la diagnosi in quanto mezzo di conoscenza del malato e non solo della patologia; l'anamnesi come ordinatore delle conoscenze e strumento di comunicazione fra curante e paziente; il comportamento di malattia (illness behaviour) del paziente, del medico e della famiglia in quanto ordinatore del rapporto medico-paziente normale e patologico[9] [10]. Occorre, pertanto:
-         Definire gli obiettivi per ottimizzare l’assistenza.
-         Offrire, con mezzi idonei, la migliore qualità della vita.
L’agopuntura, come espressione di un modello medico rispettoso delle individualità, rientra, pertanto, a buon diritto fra le possibili, “virtuose” palliazioni in vari campi: soggetti anziani, cancro, malattie degenerative croniche, ecc [11] [12] [13]. In effetti l’agopuntura (e la Medicina Cinese), al pari della “Medicina Palliativa”, risponde alle seguenti richieste del malato[14]:
-         Cosa piace;
-         Cosa si preferisce;
-         Come si vede la situazione dal suo punto di vista.
L’agopuntura, intesa come espressione della Medicina Cinese, consente, infatti, sia la piena autonomia del paziente, sia il principio etico della “beneficialità” da parte del medico[15]. Vanno qui chiariti i concetti di beneficialità e di cooperazione terapeutica. A fronte di un rapporto di tipo tecnico, nel quale il compito del medico è quello di illustrare, nella maniera più chiara possibile, cosa può fare oggi la medicina per il problema del paziente, nel quale si instaura un contratto di tipo mercantile, in cui l'atto medico consiste nella semplice esecuzione  professionalmente competente della richiesta espressa dal malato, l’agopuntura, intesa come forma classica del pensiero cinese, tende a creare un'alleanza terapeutica con il paziente, secondo il modello definito cooperativo. C'è una distribuzione del potere che si rende conto degli equlibri di un rapporto così peculiare come quello tra un professionista e un soggetto malato. La motivazione dominante è quella di fare qualcosa insieme in un percorso terapeutico lungo dove gli obiettivi dovranno essere adeguati alla situazione esistenziale e al moneto storico del rapporto stesso. L'approccio ai problemi del paziente è globale e il clima è disetso nella consapevolezza che i partners si considerano come persone in dialogo tra loro. L'approccio cooperativo presuppone come fondamneto il modello della beneficialità, da non confondere con il paternalismo medico. Il modello della beneficialità ha come criterio morale l'interesse e il bene del paziente senza la presunzione di conoscerlo a priori. In questo modello la concezione della medicna è tale da rendere imprescindibile l'impegno morale del professionista; tale impegno che giustifica la dignità e la indipendenza della professione non è ultimamente contrattuabile[16]. Nell’ambito di malattie croniche o incurabili, l'impossibilità di raggiungere la guarigione, una scarsa motivazione di fondo, il rischio di una routine terapeutica,  rendono poco gratificante per il medico l’atto terapeutico. La scappatoia più frequente per il medico è quella di un approccio conciliativo deresponsabilizzante, in cui esso rinuncia ad assumere una vera responsabilità del rapporto con il paziente. Piuttosto tenta di giungere ad un risultato pratico che possa essere apprezzato dal soggetto malato In questo modello è il paziente che gioca il ruolo preponderante. Il medico, per migliorare la qualità del rapporto, non forza alcuna scelta, ma viene incontro alle aspettative del malato. Agli occhi del paziente il medico è buono e comprensivo, ma è grande il rischio di un eccesso di compromesso che può giungere sino alla perdita del controllo del rapporto e a dei risultati deludenti anche dal punto di vista terapeutcio. Il medico per facilitare il rapporto con la clientela rischia di non essere un buon medico. Nell’ambito dell’esercizio della Medicina Cinese (e soprattutto di una espressione coinvolgente come l’agopuntura), tutto questo è impossibilitato dal fatto che solo l’assunzione di responsabilità e volontà (yi) consentono di effettuare una qualsiasi cura clinica. Nella pratica l’agopuntura sarà molto utile in differenti situazioni come[17] [18]:
-         dolore cronico oncologico e non
-         turbe della alimentazione e/o della deglutizione
-         disfunzioni del cavo orale
-         disturbi urinari
-         modificazioni dell’alvo
-         turbe psichiche reattive.
Al trattamento con agopuntura saranno affiancati altri semplici interventi di grande valenza pratica. Vediamone alcuni per le singole condizioni cliniche[19]:
Patologia del cavo orale
-         Rimuovere i detriti e la placca senza causare danno alla mucosa e prevenire l'alitosi
-         Alleviare il dolore della bocca e quindi facilitare la somministrazione orale di cibo, liquidi e farmaci[†].
-         Mantenere la mucosa e le labbra umide per prevenire le infezioni.
-         In caso di stomatite, pulire il cavo orale prima e dopo i pasti con una soluzione di bicarbonato di sodio in acqua ( 1 cucchiaino da tè di bicarbonato + 2 tazze di acqua)oppure con acqua ossigenata + acqua nella proporzione 1:3.
-         Evitare cibi morbidi, conditi con olio e burro in quantità tale da renderli "scivolosi". Utilizzare carne frullata o omogeneizzata, farine di cereali, formaggi morbidi, ricotta, uova strapazzate, puree, budini ecc. Sono sconsigliati cibi caldi, irritanti come gli agrumi e di cibi secchi. Sconsigliato il consumo di alcolici[20]
Nausea e Vomito[‡]
-         Il paziente deve essere sistemato comodamente nel letto; non deve sdraiarsi subito dopo i pasti , se è costretto a letto bisogna tenerlo, per quanto possibile, in posizione seduta.
-         La nausea può essere combattuta incoraggiando il paziente ad inspirare profondamente.
-         Si consiglia il consumo di cibi a temperatura ambiente o più freddi, perché quelli più caldi danno un aumento della nausea.
-         Diminuire la quantità dei liquidi durante il pasto e consigliare pasti piccoli e frequenti per ridurre la ripienezza gastrica, che genera nausea.
-         Consigliare cibi secchi quali crackers, grissini ecc..
-         Somministrare eventuali farmaci antiemetici.
-         In caso di vomito porre il paziente sul fianco per evitare la aspirazione in trachea del materiale emesso con il vomito.
Difficoltà alla deglutizione[§]
-         Il paziente deve essere sistemato comodamente nel letto; non deve sdraiarsi subito dopo i pasti , se è costretto a letto bisogna tenerlo, per quanto possibile, in posizione seduta.
-         La nausea può essere combattuta incoraggiando il paziente ad inspirare profondamente.
-         Si consiglia il consumo di cibi a temperatura ambiente o più freddi, perché quelli più caldi danno un aumento della nausea.
-         Diminuire la quantità dei liquidi durante il pasto e consigliare pasti piccoli e frequenti per ridurre la ripienezza gastrica, che genera nausea.
-         Consigliare cibi secchi quali crackers, grissini ecc..
-         Somministrare eventuali farmaci antiemetici.
-         In caso di vomito porre il paziente sul fianco per evitare la aspirazione in trachea del materiale emesso con il vomito.
Stipsi[**]
-         Alimentazione ricca di fibre e mucillagini
-         Abbondante apporto di acqua. provvedere che il paziente abbia sempre bevande a disposizione e incoraggiarlo a bere, aiutandolo se necessario.
-         Mobilizzare e sottoporre il paziente a regolari esercizi fisici (fino a quando é possibile)
-         Se ostinata lassativi o clisteri[††] di pulizia ogni 3-4 giorni.
-         Eliminare regolarmente i fecalomi.
Diarrea[‡‡]
-         Escludere che si tratti di pseudodiarrea da fecaloma
-         Dieta priva di scorie (evitare i cibi ricchi di fibra come la frutta con la buccia, i legumi e gli alimenti integrali, le verdure
-         Si possono utilizzare patate e carote. Evitare il latte).
-         Abbondante apporto di liquidi: acqua, tè, brodo, spremute, soluzione reidratante preparata con: 1 cucchiaino di sale; 1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio; 1 cucchiaio colmo di zucchero; 1/2 litro di acqua; succo di limone a piacere.
Disturbi Urinari[§§]
-         Ridurre le situazioni di imbarazzo e umiliazioni del paziente 
-         Prevenire le piaghe da decubito
-         Evitare le infezioni
-         Promuovere il comfort
-         L'applicazione del catetere vescicale a permanenza deve essere eseguita da personale qualificato ed usare il sistema di drenaggio a circuito chiuso
-         Nei casi di incontinenza lieve si possono usare gli appositi pannoloni o, nell'uomo, il catetere esterno, mantenendo la massima igiene intima e la pelle asciutta e pulita
Dispnea e tosse[***]
-         Creare attorno al malato un clima di massima tranquillità perché ogni emozione può creare una crisi dispnoica acuta o peggiorare una preesistente.
-         Non lasciare mai solo il paziente, evitando però che ci sia troppa gente attorno.
-         Illuminare e ventilare la stanza.
-         Posizionare il malato in decubito seduto nel letto o in poltrona.
-         Ridurre l'ansia con terapia di rilassamento: musica, silenzio, il tenere qualcuno per mano
-         Aiutare il paziente se deve compiere sforzi e subito dopo praticare O2 terapia.
-         Stimolare il paziente a tossire ed espettorare, aiutarlo a mobilizzarsi e ad assumere le posizioni consigliate per favorire la espettorazione,
-         Mantenere l'ambiente umido e ventilato
-         Curare il cavo orale, che si asciuga.
-         Conservare l'escreato per visione dell'infermiere o del medico.
 Prurito[†††]
Evitare:
-         Vasodilatazione (bagni caldi ,abiti o coperte pesanti)
-         Saponi troppo detergenti, bagni frequenti e prolungati, bagnischiuma o deodoranti.
-         Lenzuola e abiti lavati con detergenti difficili da risciacquare, abiti di lana o di materiale sintetico.
-         Fattori emozionali.
Consigliare:
-         Pulizia della pelle con saponi non aggressivi, uso di creme o di lozioni emollienti
-         Limitare i bagni a mezz'ora ogni uno o due giorni, aggiungendo un olio al termine del bagno
-         Usare amido dopo il bagno sulle zone irradiate
-         Uso di abiti, lenzuola e biancheria di cotone, di flanella di cotone o di seta, lavati con saponi non aggressivi.
-         Distrazione, rilassamento, stimolazioni cutanee (studi di fisiologia dimostrano che piccole stimolazioni con un ago vicino al punto pruriginoso aboliscono la sensazione di prurito.)
In conclusione e in un ambito multidisciplinare, l’agopuntore può dare il suo apporto nel palliativismo inteso come:
-         Affermazione de la vita e la morte sono eventi naturali
-         Non accelerazione né ritardo  della morte
-         Azioni atte al sollievo del dolore e degli altri sintomi
-         Integrazione con gli aspetti psicologici, sociali e spirituali dell’assistenza
-         Offerta di un sistema di supporto per aiutare la famiglia durante la malattia del paziente e durante il lutto.
Dolore cronico
Le cure palliative rientrano negli obiettivi generali del Piano Sanitario Nazionale  dedicati alla promozione della salute (Parte II°). Ora va detto che lo sviluppo delle cure palliative è legato, ad alcuni fattori di fondamentale importanza. Tra questi: la possibilità di un maggior controllo del dolore cronico maligno attraverso il ponderato uso di analgesici comuni, inclusi gli oppiacei, ed il riconoscimento che i disturbi neuro-psichici richiedono un trattamento aggiuntivo con anticonvulsivanti o antidepressivi; un miglior controllo degli altri sintomi presenti; un maggior rispetto della volontà del paziente circa la propria morte; una miglior comprensione del ruolo dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale nei pazienti terminali; un rifiuto dell'accanimento terapeutico[21] [22]. L’agopuntura per la sua azione antalgica e la riconosciuta efficacia sulle componenti ansiose e depressive, può risultare di grande utilità nel dolore neoplastico[23][24] (congiuntamente ad altri analgesici anche oppiodi[25]) e nel dolore cronico di pazienti anziani[26] [27] [28]. Se si tiene conto che l'Italia ha la più alta concentrazione di anziani (il 24,5% della popolazione, secondo l'ultimo rapporto Onu) risulta evidente che il problema tenderà ad assumere dimensioni sempre più rilevanti con il passare degli anni e con il conseguente aumento della longevità. Numerosi studi epidemiologici sembrano indicare che il dolore acuto, di recente insorgenza, diminuisca con l'avanzare dell'età mentre aumenti quello di non recente osservazione[29]. Più precisamente, le visite per dolore di recente insorgenza raggiungono un picco tra la prima e la seconda metà della 5^ decade di vita, mentre le visite ambulatoriali per dolore cronico aumentano linearmente fino ai 65 anni per poi decrescere leggermente dai 65 anni in avanti[30]. Nonostante che demenza e dolore cronico siano molto frequenti in età geriatrica, allo stato attuale non si hanno dati sufficienti in letteratura sulla prevalenza, la definizione delle caratteristiche peculiari ed il management del dolore negli anziani dementi. Probabilmente, la causa di questa situazione è da ricercarsi nella difficoltà di valutare oggettivamente, con appropriati test, il dolore riportato dai pazienti con deficit cognitivo, per cui solo pochi studi in letteratura esaminano la prevalenza del dolore come funzione dello stato cognitivo. E' ovvio che la principale difficoltà che si incontra nella valutazione della presenza di sintomatologia dolorosa nei pazienti con deficit cognitivo è rappresentata dal deficit di espressione verbale. Quindi è necessario sostituire tale modalità espressiva con altre, altrettanto significative: per esempio, la presenza di un familiare attento può essere indispensabile per la registrazione di tutte le manifestazioni che siano potenziali indicatori di dolore fisico. Infatti la valutazione del dolore mediante indicatori non verbali (espressione del viso, atteggiamenti motori generali) è ben documentata per pazienti con stato cognitivo integro e sembra conservare la propria validità anche nei pazienti con grado molto avanzato di decadimento cognitivo e di immobilizzazione[31]. E' interessante notare come le condizioni cliniche che più frequentemente determinano dolore cronico nell'età giovane-adulta (emicrania, cefalea, cefalea muscolo-tensiva, malattia ulcerosa, dolore addominale, dolore dorsale) diminuiscano nell'età avanzata, mentre aumentino quelle associate a processi degenerativi muscolo-scheletrici, alle fratture ossee, al sistema cardiovascolare ed all'herpes zoster. Il dolore cronico e la disabilità conseguente sono fra le cause più importanti di scadente qualità di vita, ridotto benessere e depressione nei pazienti anziani[32]. Inoltre, in uno studio condotto su 1306 anziani istituzionalizzati, è stato condotto come il dolore cronico muscolo-scheletrico costituisca un importante fattore di disabilità[33]. Per quanto riguarda il dolore neoplastico, non sembrano emergere significative differenze per intensità e possibile presenza di dolore di tipo neuropatico o acuto incidentale nelle diverse classi d'età; gli anziani tuttavia, come recentemente messo in luce, sembrano richiedere minori quantitativi di oppioidi, definiti come MEDD, cioè [(parenteral) morphine equivalent daily dose (MEDD)], rispetto ai pazienti giovani-adulti per ottenere l'analgesia[34]. I dati epidemiologici italiani [35] ci affermano che, contrariamente a ciò che si crede ed in accordo con i recenti dati internazionali, più del 40 % popolazione anziana riferisce presenza di gonalgie o coxalgie croniche e dal 40 –85% popolazione anziana  istituzionalizzata lamenta una o più condizioni dolorose. Le condizioni più frequenti sono legate a fatti osteoarticolari degnerativi, ma non insignificante il numero di caso docuti a nevralgia post-erpetica, a polineuropatia diabetica o carenziale, a polimialgia e a vasculopatie. 
 L’agopuntura, attivando il sistema degli oppiodi endogeni e quello dei neuropeptidi centrali e periferici è in grado di agire, nel dolore cronico, sia sul sistema afferenziale che conduce gli impulsi nocicettivi dalla periferia ai centri superiori; sia sul sistema di riconoscimento che "decodifica" e interpreta l'informazione valutandone la pericolosità e predisponendo la strategia della risposta motoria, neurovegetativa, endocrina e psicoemotiva; sia, infine, sul sistema di "modulazione" e controllo che provvede ad inviare impulsi inibitori al midollo spinale allo scopo di ridurre la potenza degli impulsi nocicettivi afferenti[36] [37] [38] [39] [40]. L’impiego dell’agopuntura può indurre, nei pazienti anziani e nel dolore cronico neoplastico, una riduzione di impiego di analgesici oppiacei[‡‡‡] e non oppiacei[§§§], con riduzione dei rischi di effetti indesiderati[****] e minor costo complessivo di gestione. Va poi sottolineato che, soprattutto negli anziani, un dolore cronico può essere considerato l'espressione di una depressione altrimenti silente (alessitimia)  e ancora, la presenza di una sintomatologia dolorosa cronica può indurre depressione. L’agopuntura (al pari dell’impiego di caldo, freddo, TENS), può ridurre la percezione del dolore ma, a differenza di queste, migliorare anche lo stato depressivo del paziente. Va qui ricordato che nei soggetti anziani o terminali, molti dolori rientrano nella categoria del cosiddetto “dolore psicogeno”[41]. I pazienti che lamentano questo tipo di disturbo passano di medico in medico generando quell'abitudine inveterata ai nostri giorni che gli anglosassoni hanno chiamato "doctor shopping" e che rivela da un lato la difficoltà del loro trattamento, dall'altro l'esistenza di un irrisolto problema attuale di tipo socio-sanitario. Varie MnC possono risultare utili nei disturbi psicosomatici. Fra queste quelle che, sotto il profilo dell’evidenza clinica, sembrano più indicate sono: agopuntura, tecniche meditative (yoga, zen, meditazione trascendentale), musicoterapica, danzoterapia, arteterapia, pet-terapia, terapia occupazionale, ipnosi[42].         


 I disturbi di somatizzazione sono legati per lo più a Stasi di Qi e si avvalgano della tecnica Radice-Nodo sull’Asse Shao Yang[††††] (44GB-19SI), più il punto GB37 (eventualmente con martelletto), in caso di spiccata forma depressiva. Le algie relative al disturbo da dolore psicogeno hanno la caratteristica di essere  fisse, continue, sorde e di durare nel tempo. Da un punto di vista energetico il disturbo è determinato da una Stasi di Sangue
. Il Sangue[‡‡‡‡]  è il luogo dove risiede lo Spirito,  lo Shen, inoltre le emozioni sono intimamente legate al Sangue, ed un eccesso di emozioni altera la circolazione del Qi ma soprattutto del Sangue. Punti efficaci (soprattutto in moxa) sono PC6, BL17 e, nei casi più severi, BL43 e 53, punti in grado di “nutrire affettivamente l’individuo”[43] [44] ed equilibrare la coppia Qi/Xue[45].
Conclusione
Attualmente l’équipe di cure palliative è costituita da un medico, un psicologo, un infermiere, un assistente sociale, un counselor[§§§§], un volontario e dal paziente assieme alla famiglia. In futuro è auspicabile affiancare a queste, la figura professionale del medico agopuntore e formato in Medicina Cinese, ovvero formare il medico esperto di palliativismo, anche in questo senso.

Indirizzo per chiarimento
Carlo Dammassa



[*] A tal proposito la Federazione Cure Palliative ha fatto sua l’immagine di S. Martino, giovane soldato di Pannonia, che più di 1.500 anni fa, per aiutare un vecchio sfinito dalla pioggia e dal freddo, gli offrì metà del suo mantello tagliandolo con la spada. 
[†] Utile l’agopuntura, a giorni alterni, sui punti 4ST, 24ST, 4LI.
[‡] Impiegare, giornalmente, i punti PC 6 e, nei casi più inveterati, CV12 (se pirosi gastrica) e/o ST36 (se astenia). In caso di forte ptialismo utile il CV24.
[§] Utili i punti Luo 40ST e 4SP se vi è una forte componente psichica, in caso non sia presente questa alcuni punti con pittogramma “gu” nel nome: 42ST, 2KI, 8SI, 10KI e 5SI soprattutto.
[**] Utile la cosiddetta “purgazione drastica” (presentata nello Shang Han Lun) , pungendo, sino a regolarizzazione dell’avo, i tre punti “he del basso”: 36-37-39ST.
[††] Salini e non irritanti (no antrochinonici).
[‡‡] Di solito da Calore-Umidità nel Grosso Intestino. Si pungono BL25, ST25 e SP9.
[§§] Rinforzare e sostenere Rene Yang e Vescica: aghi e moxe su BL23, BL28, ST28, GB25.
[***] Combattere il qini e favorire la Circolazione di Qi del Torace. 5LU, 17CV, 13BL, 22KI.
[†††] Trattare il Tai Yang con i punti 16BL, 65 e 67BL, anche giornalmente.

Farmaco
Dosaggio abituale per il dolore acuto*
Potenza
Durata
Commenti
Agonisti oppiacei
Codeina
Parenterale e orale: 30-60mg q 4h
Buona potenza nella somministrazione orale ma meno potente della morfina; 65mg @ 600mg aspirina
Orale: 3-4h
Agisce centralmente e pertanto l'analgesia è aggiuntiva a quella dell'aspirina, dell'acetaminofene e degli altri analgesici ad azione periferica. Gli effetti indesiderati sono simili a quelli degli altri oppiacei. Utile nel trattamento della tosse e della diarrea.
Fentanil
Non consigliato
---
Transdermico: fino a 72h
Usato in preparati transdermici per il trattamento del dolore cronico; altre vie di somministrazione adoperate solo in anestesia. Intervallo di dosaggio transdermico: 2-3 giorni.
Idromorfone
Parenterale: 1-2mg q 4h
Orale: 2-4mg q 4h
Rettale: una supposta da 3mg q 6-8h
Potente
Parenterale: 2-4h
Orale: 24h
Rettale: una supposta 4h
Rapido inizio di azione e breve emivita. Può essere somministrato in sostituzione della morfina. Disponibile anche in soluzione parenterale concentrata (10mg/ml), utile per il trattamento del dolore neoplastico moderato- grave in pazienti con tolleranza per gli oppiacei.
Levorfanolo
Parenterale: 2mg q 6-8h
Orale: 4mg q 6-8h
Buona potenza nella somministrazione orale
Parenterale: 4h
Orale: circa 4h
Emivita relativamente lunga (14-16h). Può essere somministrato in sostituzione della morfina per tutte le indicazioni.
Meperidina
Parenterale: 75-100mg q3-4h
Bassa potenza nella somministrazione orale; 75- 100mg per via parenterale = 10mg di solfato di morfina
Parenterale: circa 3h
Non è preferibile nel trattamento del dolore cronico perché il suo metabolita attivo (normeperidina) provoca disforia ed eccitazione del SNC (mioclono, tremori e crisi comiziali) e si accumula per giorni dopo l'inizio o l'aumento del dosaggio, specialmente nei pazienti con insufficienza renale.
Metadone
Parenterale: 10mg q 6- 8h
Orale: 20mg q 6-8h
Buona biodisponibilità nella somministrazione orale
Orale: 4-6h; talora più duratura
Nella maggioranza dei casi viene somministrato per il trattamento dell'astinenza da eroina, trattamento di mantenimento a lungo termine dell'intossicazione da oppiacei e analgesia negli stati di dolore cronico. Effetti indesiderati simili a quelli della morfina, reversibili mediante gli antagonisti degli oppiacei. L'emivita lunga (generalmente più lunga della durata dell'analgesia dopo una somministrazione) ne complica il dosaggio sicuro per l'analgesia. Richiede uno stretto controllo per alcuni giorni o più, dopo l'aumento della quantità o della frequenza del dosaggio, in quanto può insorgere una grave tossicità quando i livelli plasmatici continuano ad aumentare fino al livello stabile.
Morfina
Parenterale: 10mg q 4h
Orale: 60mg q 4h
Rappresenta lo standard di paragone; bassa biodisponi bilità nella somministrazi one orale (solo 1/3- 1/6 dell'efficacia parenterale)
Parenterale: 2-3h
Orale: 3-4h
Orale (rilascio control lato): 8-12h
Orale (rilascio sostenu to): 24h
Rapido inizio di azione. Anche disponibile come soluzione concentrata orale. Gli effetti indesiderati comprendono depressione del respiro, diminuzione del riflesso della tosse, nausea, vomito, stitichezza, prurito, sedazione, con fusione mentale, miosi e ipotensione arteriosa (in pazienti ipovolemici che assumono improvvisamente la posizione eretta). Utile nel trattamento della diarrea.
Ossicodone
Orale: 5-10mg q 4-6h
Buona potenza nella sommin istrazione orale; 20-30mg PO=morfina 10mg IM
Orale (rilascio immedi ato): 3-4h
Orale (rilascio control lato): 8-12h
Somministrato da solo, per il trattamento a lungo termine del dolore grave; combinato con aspirina o acetaminofene, per il dolore moderato.
Ossimorfone
IM o SC: 1-1,5mg q 4-6h inizialmente
EV: 0,5mg inizialmente
Rettale: una supposta da 5mg q 4-6h
Potente; 10mg somministrati per via rettale=morfina 10mg IM
EV o IM: 3-4h
Supposta rettale: 4h
Rapido inizio d'azione.
Propossifene
Orale: propossifene idro cloride 65mg q 4h o propossifene napsilato 100mg q 4h
debole; propossifene idroclo ride 65 mg o propossifene napsilato 100=aspirina 650mg
Orale: 3-4h
Somministrato da solo o in combinazione con l'aspirina per il trattamento del dolore lieve o moderato. Il sale napsilato è disponibile in sospensione o in compresse, consentendo una flessibilità del dosaggio e della somministrazione. Tossicità simile a quella degli altri analgesici oppiacei.
Agonisti-Antagonisti
Buprenorfina
Parenterale: 1ml q 6h
Potente
Parenterale: 6h
Effetti psicomimetici meno marcati di quelli degli altri ago nisti-antagonisti, ma simili gli altri effetti. La depressione del respiro indotta dalla buprenorfina può non essere pien amente reversibile con il naloxone.
Butorfanolo
EV: 1 (0,5-2)mg q 3-4h
IM: 2 (1-4)mg q 3-4h
30 x pentazocina
Parenterale:
3-4h
Effetti simili alla pentazocina; disponibile come spray na sale.
Dezocina
EV: 2,5- 10mg q 2-4h
IM: 5-20mg q 3-6h
Più potente della pentazocina
Parenterale: 
2-4h (dose correlata)
Effetti simili alla nalbufina.
Nalbufina
Parenterale: 10mg q 3-6h (per 70 kg di peso corporeo)
10 x pentazocina
Parenterale:
3-6h
Effetti psicomimetici meno marcati rispetto alla pentazocina ma più marcati di quelli della morfina.
Pentazocina
Orale:
50mg q 3-4h in izialmente, non superare i 600mg/die
Parenterale: 30mg q 3-4h
Debole; 60mg IM = 10 mg morfina
Orale: fino a 4h
Parenterale: fino a 4h
Disponibile in compresse combinata con naloxone, aspirina o acetaminofene. Utilità limitata dall'effetto soglia sull'analgesia a dosi più alte, dall'eventualità di astinenza da op piacei se somministrata a pazienti con dipendenza fisica da agonisti oppiacei e dal rischio di effetti psicomimetici, specialmente per i pazienti affetti da dolore acuto senza tolleranza e senza dipendenza fisica. Può causare stati confusionali e ansia, specialmente negli anziani. Sovra dosaggio reversibile mediante il naloxone, ma non medi ante gli altri antagonisti oppiacei.
*Dosaggio abituale per il dolore acuto in pazienti che nonhanno mai assunto oppiacei. 
† La potenza in genere non è un elemento clinico determinante, in quanto le dosi necessitano spesso di adeguamenti; un farmaco a potenza più bassa è utile se la sua dose può essere aumentata senza l'insorgenza di effetti collaterali non tollerabili.

lunedì 8 settembre 2014

Oggi vorrei pubblicare un post di un caso clinico di una collega  che mi  ha colpito molto  per la capacità con cui la stessa ha  saputo portare in superficie nella paziente una  questione di  problemi emotivi  che si erano tanto radicati da procurarle una sintomatologia comune ma della quale ella stessa nn poteva farne a meno per sentirsi viva . La complessità degli aspetti sintomatologici agli occhi di un osservatore clinico attento nn deve mai tralasciare nell'anamnesi del soggetto l'aspetto più propriamente psichico o emotivo poichè esso stesso è causa di malattia .Ringrazio pertanto la collega per l'arricchimento di conoscenze messe a disposizione di noi altri operatori olistici e di chi si prodiga a diffondere le sfaccettature dei casi clinici cercando di interpretarli a 360°.
Caso Clinico
Motivo della consultazione:
insonnia e cervicalgie

Anamnesi:
giovane donna, non dorme da quando è nata sua figlia, che ora ha 3 anni, perché la bambina non si addormenta senza di lei. La bambina è nata alla 36esima settimana per una sindrome eclamptica.
E’ una donna molto minuta, bella, molto sicura di sé, luminosa, non sembra distrutta dall’insonnia. Figlia unica di una famiglia molto unita, vivono ancora tutti vicini, ha un ruolo di dirigente nella USL, piena di interessi e di iniziative. Ipercolesterolemia familiare, alvo pigro, cefalea frontale quando è stanca, dolori lombari e alla spalla destra con RM negativa, a 20 ha sofferto di crisi di panico, ora risolte.
1° Diagnosi
Yin wei mai
1°Terapia
La prima parte del trattamento è stata una sorta di inseguimento dei sintomi che cambiavano di volta in volta, senza che io in realtà riuscissi a coglier un nesso tra il trattamento e la risposta della pz. Ho utilizzato lo yin wei e il fegato per nervosismo, dolori mestruali, dolori lombari e stato generale di malessere, dove come ho detto i risultati erano variabili, ma nessun cambiamento del sonno. Ho la sensazione che il problema non sia il sonno e comincio ad approfondire il dialogo. La sig. ha bisogno di parlare ed emerge che da giovane ha avuto un forte esaurimento nervoso, con tentativo di suicidio, da cui si è tirata fuori esclusivamente da sola (ha fatto anche psicoterapia). E’ parecchio confusa sulla sua vita e sui suoi sintomi, che descrive come se non fossero suoi.
2° Diagnosi
Problemi legati al cuore e al suo protettore
2°Terapia
Le propongo di iniziare un lavoro sul cuore, con la coppia PC-HT all’opposto, il trattamento che si usa per le dipendenze, per due motivi:
-ho la sensazione che viva i suoi sintomi con una sorta di dipendenza, come se ne avesse bisogno per sentirsi viva
-riferisce un senso di costrizione cardiaca e di un gran bisogno di percepire una sorta di leggerezza nella vita, una gioia di cui ha nostalgia.
Comincio dalla coppia 1HT-9PC, perché voglio sbloccare il senso di costrizione e ripartire dalle infinite possibilità dell’1HT, il palazzo della salute, la connessione con la fonte della vita e il 9PC, punto che dà la forza di riprendere la strada. Procedo settimanalmente con il lavoro durante il quale la sig. vede, come fossero vere, in tre volte successive tre immagini di sé bambina (non sono sogni, ma immagini che emergono da sveglia, ricordo che è una donna estremamente razionale):
-lei triste in una gabbia d’oro, dopo la coppia 2HT, il palazzo dell’abbondanza e 8PC che permette i entrare in contatto con i nostri errori;
 -lei sempre triste e sola su una scala di cui non si vedono né l’inizio né la fine, dopo la coppia 3HT, il palazzo della prosperità, è un mare, ma è navigabile perché piccolo e conosciuto e 7PC, apre il torace e permette di lasciare andare il passato;
- lei felice abbracciata al cane della sua infanzia, dopo 4HT, il palazzo della relazione, appare una presenza, una relazione, il cane, per questo la nostra anima è in cammino e può trovare risposte e 6PC che rimuove le barriere interne che ostacolano questo cammino.
A questo punto non ho proseguito con la sequenza e ho cominciato a diradare le sedute, perché si sono manifestati problemi di pelle con arrossamenti e pruriti diffusi per i quali si è rivolta ad allergologi e dermatologi, ma clinica ed esami non hanno dato una diagnosi. Ho interpretato tali sintomi come una resistenza al cambiamento e ho fatto il trattamento di J.Y. per favorirlo, attraverso la tonificazione dei liquidi e la vescica biliare con 3GB+10BL+42ST.
La sig. mi cerca dopo 6 mesi circa, quando la sintomatologia è del tutto rientrata, perché vuole riprendere il percorso interrotto: si sta svegliando in lei il desiderio di riprendere in mano la sua vita. “Non voglio essere come gli altri vorrebbero che fossi”, “a partire da ciò che sono, si sono riaperte infinite possibilità per me”, sono le frasi che ripete con l’entusiasmo della scoperta. Decido di ricominciare con l’ultima terzetta 7HT, il palazzo della vocazione, la porta che ci apre al divino e 3PC, la combinazione di acqua e terra che genera l’argilla, cioè la possibilità di ridefinire la nostra nuova forma. Nei giorni successivi, si ribella con un’inaspettata intensità emotiva all‘immagine che i suoi hanno sempre avuto di lei. Le tratto poi l’8HT, il palazzo della saggezza dove la vocazione diventa arte perché attinge direttamente dal cuore, “la piccola dimora” insieme al 2PC punto di incontro tra metallo e acqua, la possibilità della rinascita. Dichiara, in seguito, di essere stata meno “fissa” sui suoi problemi, ma di sentire una “pallina” in gola. Nell’ultima seduta pungo il 9HT, l’ultimo palazzo dove diventiamo ancora più essenziali e possiamo accogliere il cielo dentro di noi con l’1PC. Provocata dal sintomo di costrizione faringea, ho aggiunto il 22CV, punto del cuore, che permette l’espressione del cuore, l’identità cioè, si afferma pienamente solo quando può essere comunicata.
Ho rivisto la sig. dopo un mese in cui si è sentita rilassata, centrata e con il desiderio, rinnovato da una sorta di leggerezza a lei sconosciuta, di procedere nella vita a partire da quello che è e dalle persone che ha accanto.
Discussione
Il lavoro è stato per me sorprendente per la profondità a cui apre e, nello stesso tempo, perché rispetta i tempi della persona e le sue modalità di cambiamento.
Ho utilizzato lo stesso protocollo in un altro caso che ha ottenuto un successo simile, scelto con gli stessi criteri:
-incapacità di elaborare problematiche presenti e passate e un apparente legame di dipendenza da esse;
-infelicità, mancanza di gioia accompagnate da una sintomatologia di costrizione toracica.


D.ssa Giulia Borney, Rapallo (GE)
tratto dal blog del dott. Dante De Berardinis 

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