dott.ssa R. de Paola Agopuntura e MTC- Biolo Headline Animator

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lunedì 11 maggio 2009

L'agopuntura non è una sola - 03/05/2009

di Renato Crepaldi Giancarlo Pizza, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Bologna, lo scorso 30 aprile 2009, in una intervista a “Libero” ritorna sul riconoscimento legislativo delle Medicine Non Convenzionali, ribadendo la sua posizione di sostegno alla decisione del Consiglio Nazionale di FNOMCeO svoltosi a Terni nel 2002 che riconosceva nove discipline rispetto ad una posizione che si sta attualmente affermando di riconoscimento delle sole agopuntura, omeopatia e fitoterapia. Credo opportuno che nel momento in cui si profila una concretizzazione legislativa, almeno si debba fare chiarezza su due questioni: i nessi tra agopuntura e medicina tradizionale cinese, la storia e l'evoluzione dell'agopuntura in Italia. I nessi tra agopuntura e medicina Tradizionale Cinese. L'agopuntura come modalità terapeutica nasce storicamente all'interno del sistema medico cinese, all'interno cioè di una concezione fisiopatologica olistica che ha come riferimento i testi antichi (Huang Di Nei Jing) e che vede il momento diagnostico, il porre diagnosi, come l'atto in assoluto più importante. La palpazione dei polsi radiali e l'esame della lingua sono i momenti più significativi e peculiari di questo processo. Posta la diagnosi si arriva alla terapia che nella Medicina Tradizionale Cinese appoggia su cinque branche distinte ma spesso usate in modo sinergico. Agopuntura, Farmacologia (uso dei rimedi vegetali ma anche animali), Dietetica (uso degli alimenti come fossero veri e propri farmaci), Massaggio Tuina, Ginnatiche mediche (Qi Gong, Taj ji). Quindi in senso storico e tradizionale l'agopuntura non può essere scissa dal suo corpo di appartenenza che è la Medicina Tradizionale Cinese. L'evoluzione dell'agopuntura in Italia. L'agopuntura è il sistema terapeutico che trova per primo adepti in Europa e ben presto viene identificato, tout court, come medicina cinese. La diffusione avviene soprattutto attorno agli anni 50-60 nell'ambito della terapia del dolore e dell'analgesia con una prevalenza allo studio dell'anatomia e alla localizzazione dei punti di agopuntura e degli schemi terapeutici con una impostazione diagnostica occidentale ben diversa da quella tradizionale. Alla fine degli anni ottanta molte scuole si orientarono più precisamente verso l'insegnamento di tutto il corpus della Medicina Tradizionale Cinese introducendo anche gli insegnamenti di farmacologia, dietetica, massaggio e ginnastiche mediche. Accanto a questa evoluzione, l'esperienza dell'agopuntura riflesso terapica ha continuato ad esistere assumendo una impostazione propria. Siamo quindi arrivati ad un concetto di agopuntura ed ad una applicazione terapeutica che non è univoca. Le ultime importanti revisioni sistematiche pubblicate su The Cochrane Library 2009-1 al di là dei lusinghieri risultati favorevoli all'agopuntura (sham o tradizionale che fosse) testimoniano come anche a livello di studi scientifici sia ormai improcrastinabile la definizione del tipo di agopuntura che si pratica. Il paradosso in cui si potrebbe cadere è che venga accreditata l'agopuntura e non la Medicina Tradizionale Cinese. Se fosse approvata una legge del genere si creerebbe una grave confusione e non si risponderebbe in modo adeguato al riconoscimento delle MNC sia per i pazienti che per i medici agopuntori. Qualsiasi intervento legislativo non può che partire dalla realtà e in questo caso da una realtà almeno trentennale Sarebbe auspicabile che fosse coinvolta anche a livello istituzionale nel dibattito politico culturale la FISA che attualmente rappresenta la maggior parte delle società di agopuntura in Italia di provenienza tradizionale e riflesso-terapica e che all'interno di FISA stessa si elaborasse una posizione chiara e pubblica su questo problema. Archivio vecchie Notizie »

venerdì 8 maggio 2009

Pollini meno fastidiosi con l’agopuntura

Descrizione e modalità di aggiornamento Con la primavera alle porte, arrivano le prime allergie, un problema che riguarda 32 milioni di persone in tutta Europa e oltre 3 milioni di italiani, con sintomi concomitanti di asma e rinite allergica. Accanto a chi utilizza immunoterapia, antistaminici, spray nasali e colliri specifici, c'è anche chi ricorre all' agopuntura. Secondo un recente studio tedesco, pubblicato sull'American Journal of Epidemiology, circa il 19% delle persone con rinite allergica fa affidamento anche sugli aghi. Aggiunta alle cure farmacologiche tradizionali, sembra effettivamente migliorare la qualità di vita di chi soffre di allergie ai pollini. Riporta la notizia il settimanale Salute del Corriere della Sera. «Uno degli ambiti di maggiore utilizzo dell'agopuntura è rappresentato proprio dalle allergie - conferma Aldo Liguori, docente di agopuntura al Master dell'università La Sapienza di Roma e direttore dell'istituto Paracelso per lo studio delle medicine non convenzionali - questa antica tecnica cinese - viene utilizzata sia in fase acuta, sia a scopo preventivo per ridurre le manifestazioni. Nel primo caso, si fanno in media 8-12 sedute, le prime ravvicinate (anche tutti i giorni, o un giorno sì e uno no) e poi settimanalmente. Se l'obiettivo è fare prevenzione, bisogna invece iniziare il trattamento almeno un mese prima dell'abituale insorgere dei sintomi». «Sembra che gli aghi - spiega Liguori - agiscano riequilibrando il sistema immunitario e abbiano anche effetti antisecretori, antinfiammatori e mucolitici. La modulazione del sistema immunitario spiegherebbe anche perché chi usa regolarmente l'agopuntura può andare incontro, negli anni, a una riduzione della sintomatologia complessiva. Va inoltre segnalato che in alcuni casi l'associazione dell'agopuntura con le classiche cure farmacologiche permette di ridurre l'uso e il dosaggio dei medicinali».

lunedì 4 maggio 2009

RELAZIONE AL CONSIGLIO NAZIONALE

1 Roma 17 Aprile 2009 Premessa L’odierno Consiglio Nazionale fa seguito al rinnovo del Comitato Centrale per il triennio 2009-2011 e rappresento il comune sentire dei colleghi neoeletti e riconfermati nel rivolgere un ringraziamento a quanti ci hanno investito della loro fiducia. Con altrettanta sincerità, interpretando un sentire ugualmente condiviso, ringrazio quei Colleghi che, presentando una lista ed un progetto professionale concorrente, hanno animato ed arricchito l’ultima competizione elettorale. Presto avrete dimestichezza con il nuovo Segretario della Federazione e Presidente dell’Ordine di Napoli, dott. Gabriele Peperoni e con il nuovo Tesoriere nonché presidente CAO di Avellino, dott. Raffaele Iandolo, entrambi sono già del tutto inseriti nelle loro funzioni istituzionali e oggi chiamati ad esercitarle nell’autorevolezza di questa assemblea dei Presidenti . A nessuno di noi sfugge la particolare importanza di questo Consiglio Nazionale considerato che l’ordine del giorno prevede la presentazione e l’approvazione del bilancio di previsione, ovvero il documento economico finanziario con il quale il nuovo Comitato Centrale intende sostenere quel progetto di gestione della Federazione e quelle iniziative di politiche professionali, così come indicato nel programma premiato dal consenso maggioritario nel confronto elettorale. Non entro nel merito tecnico del bilancio preventivo ma non posso nè voglio sottrarmi alle responsabilità di dichiarare in modo esplicito alcune scelte che hanno informato la stesura del documento, sottolineandone gli obiettivi più qualificanti. 1) Il preconsuntivo 2008, basato su dati molto prossimi a quelli definitivi, conferma un trend complessivo di spese correnti inferiori alle entrate correnti testimoniando l’efficienza di quel rigoroso controllo delle uscite avviato tre anni fa. Questa struttura della spesa fa prevedere, salvo diverse scelte normative sulla possibilità di differenziare le quote o altre contingenze impreviste, una sostanziale sufficienza e stabilità degli attuali importi a carico degli Ordini per il triennio 2009-2011. 2 2) Il sostanzioso avanzo di amministrazione, di poco superiore ai 3 milioni di euro, è il polmone economico - finanziario della Federazione; ci consente infatti di non avere sofferenze di cassa stante il flusso incostante delle rimesse dagli Ordini provinciali ma soprattutto ci permette di ragionare in prospettiva medio lunga, non costretti da contingenze, su alcune questioni: una su tutte la disponibilità di una sede più adeguata all’immagine ed ai nuovi concreti impegni della Federazione. Contiamo di sottoporre ad un prossimo Consiglio Nazionale un dossier sulle varie ipotesi percorribili perché possa assumere decisioni in merito. 3) Sono state individuate ulteriori risorse per supportare i nostri Ordini piccoli e medi, nel raggiungere e mantenere determinati standards di servizi (tutele assicurative e legali, informatizzazione delle anagrafiche e delle procedure amministrative, corsi Fad, etc) e di attività istituzionali che rafforzano il radicamento e la visibilità degli enti nella comunità professionale e sociale locale (ad esempio finanziamenti ad attività convegnistiche svolte in partnership con la Federazione). 4) Sono state dedicate ulteriori risorse al potenziamento delle attività del Consiglio Nazionale, (5-6 incontri/anno) quale baricentro del processo di costruzione e diffusione delle politiche della professione, avvalendosi a tale scopo dell’apporto sistematico di gruppi di lavoro agili, con mandati specifici in merito a questioni sulle quali dobbiamo esprimerci proponendo le nostre soluzioni. 5) Si è inteso rafforzare la presenza culturale e propositiva delle nostre istituzioni in campo nazionale programmando almeno tre Convegni Nazionali all’anno, più seminari, workshop, forum, in ragione di questioni emergenti, supportati dal Comitato Centrale ma aperti alla partecipazione. 6) Specifiche risorse sono state destinate a intensificare nella struttura operativa della Federazione, le attività di quattro aree che consideriamo di valenza strategica e per questo in staff con l’Esecutivo ed il Comitato Centrale della FNOMCeO e più precisamente: A)- Area Comunicazione, Informazione, Editoriale B)- Area Centro Studi, Documentazione e Ricerca C)- Area Programmazione fabbisogni e Formazione Universitaria pre e post laurea D)- Consulta Permanente Bioetica e Deontologica 7) E’ stata confermata, in modo convinto e sostanziale, una scelta Federativa che promuove e garantisce l’esercizio pieno delle autonome e specifiche attività della componente odontoiatrica, attraverso una 3 apposita destinazione di congrue risorse; considerando quindi la ricchezza del loro lavoro, un patrimonio per tutta la nostra istituzione. Considerazioni generali Nel prospettare il vasto e complesso profilo degli impegni che nel prossimo futuro la FNOMCeO intende responsabilmente assumere, è necessario innanzitutto prospettare soluzioni a quel crescente disagio professionale che i medici vivono, in ragione delle profonde e rapide innovazioni dei contenuti della medicina e dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari. Paradossalmente questo processo di perdita di identità professionale, di svuotamento di ruoli sociali e civili prende ulteriore vigore in una fase in cui è esponenziale la crescita dei saperi e dei poteri della medicina, determinando, nel vissuto e nel percepito dei medici profonde incertezze sui fini e sugli scopi della medicina, della sanità e dello stesso esercizio professionale. Tali incertezze si superano individuando i determinanti dei grandi processi di cambiamento, valutando il loro impatto tecnico professionale, etico e sociale sul complesso sistema delle cure e dell’assistenza, sulle pratiche professionali, per contrastarne le derive minacciose, per accettarne invece le sfide capaci di produrre miglioramenti e tentare così un riposizionamento, autonomo e responsabile, della nostra professione nel core di quei processi decisionali che oggettivamente le competono e dai quali risulta emarginata. Non è facile rivendicare ruoli autonomi ed avocare responsabilità in un contesto che, sempre più spesso, mette in evidenza preoccupanti inadeguatezze del decisore politico ad assumere le scelte che gli competono sugli aspetti direttamente connessi con il corpo umano e con i suoi valori etici e civili e, più in generale, con le questioni di carattere sanitario concernenti le garanzie dell’equità e dell’efficacia della tutela della salute. Le scelte in sanità coinvolgono diritti dei cittadini e libertà delle persone e, anche per questo, hanno bisogno di una politica buona, capace cioè di scegliere gli indirizzi con autorevolezza, trasparenza e responsabilità, così come di una gestione dei servizi di cura ed assistenza competente ed efficiente nell’uso delle risorse Tuttavia il cerchio virtuoso fatica a chiudersi, se i professionisti sono tenuti nell’angolo, ridotti ad una anonima prima linea, esposta su un fronte sconfinato di mediazioni difficili tra presunte infallibilità e limiti della medicina e dei medici, tra domande infinite e risposte possibili, tra speranze e le evidenze, tra accessibilità ed equità, tra chi decide e che cosa si decide. 4 Se è vera anche solo una piccola parte di quanto fino ad ora rappresentato, resta comunque enorme il compito che abbiamo di fronte a noi, che ingigantisce le inadeguatezze del passato, non solo della nostra Federazione, nel definire progetti di politiche per la professione, troppo spesso ridotte a mera difesa di interessi contingenti e categoriali, nell’illusione miope che, salvando le rispettive parti, si potesse salvare il tutto. Sto parlando innanzitutto di me stesso, della mia esperienza sindacale prima ancora che ordinistica, ma lo penso per tutti coloro che come me hanno portato, a vario titolo, responsabilità negli ultimi 20 anni nel governo di questa professione e che non hanno compreso il valore strategico e non hanno quindi dato continuità politica ed organizzativa a quelle poche ma straordinarie manifestazioni unitarie dei medici che stupirono l’opinione pubblica e la politica, per la loro forza, la maturità degli obiettivi che responsabilmente e legittimamente saldavano interessi professionali ad interessi generali. Possiamo ancora stupire, anche nelle piazze, ma un progetto che voglia seriamente affrontare e gestire la crisi della nostra professione deve innanzitutto abbandonare logiche e culture del passato, spesso figlie non di convinzioni meditate ma di convenienze contingenti, funzionali alla conservazione dello status quo e delle posizioni acquisite o da acquisire . Queste logiche e queste culture ci hanno chiusi nelle nostre ridotte professionali, i Sindacati di categoria, gli Ordini, le Società Medico-scientifiche, ognuno legittimamente ed orgogliosamente custode delle proprie diversità e dei propri territori di competenza ed ognuno generosamente impegnato a dare le proprie risposte alla propria percezione dei propri problemi. Il progetto professionale che la FNOMCeO ha proposto nell’ultimo biennio e che, una volta condiviso, è stato messo in campo prima e dopo Fiuggi, rappresenta non solo un grande sforzo di proposta di una piattaforma professionale comune e condivisa ma anche l’unica prospettiva adeguata, sul piano politico, a dare nel tempo risposte efficaci ed appropriate alle criticità emergenti del moderno esercizio professionale dei medici. Questa coesione e sinergia delle rappresentanze storiche della nostra professione ci apre nuovi spazi di autorevolezza ed affidabilità verso i cittadini, le Istituzioni e la stessa Politica, spazi che dobbiamo cercare e curare aprendo confronti ed attivando eventuali collaborazioni sempre nel rigoroso rispetto della nostra autonomia e responsabilità In questo senso assume un valore sostanziale l’esplicito nostro pronunciamento sui principi generali che regolano il sistema delle cure ed il nostro primo impegno è, dunque, per una tutela della salute garantita da un 5 Servizio sanitario universale, solidale, equo ed accessibile, assicurato nel finanziamento dalla fiscalità pubblica. In questo modello la nostra professione individua non solo uno strumento formidabile di coesione tra strati sociali, generazioni, culture, per lo sviluppo dei diritti e delle libertà dei singoli e delle collettività, ma anche le condizioni permissive per lo sviluppo della moderna medicina sempre più sospinta alla innovazione dalla ricerca, dal massiccio ingresso delle tecnologie, da una circolazione vertiginosa dei saperi e dei bisogni, infine da una positiva attenzione della cultura economica che ha scoperto il valore di mercato di questo settore capace di attrarre investimenti, creare indotto ed infine redistribuire reddito e profitto. In questa nostra sanità caratterizzata dalla dominante presenza del terzo pagante pubblico che detta le sue regole, deve ancora compiutamente affermarsi un nuovo medico, quello che non possiede le strutture, le tecnologie e forse nemmeno le fonti dei saperi, ma che è invece determinante nel produrre l’efficacia dell’intero sistema quando si cala nell’universo delle domande provenienti dalle persone e dalle comunità, quando deve fare i conti con la tenuta delle risorse e con la fiducia dei cittadini. Questo nuovo medico, nel promuovere e praticare l’appropriatezza clinica, dà nuove prospettive alla sua mission di sempre, quella definita in vari articoli del nostro Codice e scolpita nel Giuramento Professionale e cioè garantire la giusta distribuzione delle risorse secondo i bisogni, tutelare prioritariamente il bene salute e il bene vita, nel rispetto della libertà e dignità della persona, senza alcuna distinzione per quelle diversità vecchie e nuove che la società costantemente propone. Sul piano più generale, vari determinanti (sociali, culturali, economici, politici) tendono a riprodurre forti elementi di disugaglianze nell’accesso e nell’utilizzo delle tutele sanitarie, il superamento o quantomeno la riduzione di queste costituisce una sfida difficile che mette a dura prova il decisore politico e che fa vacillare alcuni paradigmi della medicina e della sanità caricando ulteriormente il nostro esercizio professionale di nuove gravose responsabilità. In ragione dell’equità a cui siamo chiamati compete anche a noi esprimerci su un modello etico di gestione responsabile delle risorse, che deve dunque prevedere una distribuzione sul territorio di servizi ospedalieri e territoriali fortemente integrati per profili di intensità delle cure e tecnologicamente attrezzati, capace cioè di garantire, sul piano organizzativo e gestionale, la continuità ed efficacia dei percorsi di prevenzione, diagnosi cura e riabilitazione e, su quello tecnico professionale, il buon governo del nuovo quadro epidemiologico caratterizzato dal netto prevalere di malattie cronico - 6 degenerative in un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione con il suo carico di nuovi bisogni assistenziali. Dovrà altresì essere l’occasione per ripensare il modello di ospedale al di là delle sue tradizionali sfide, quindi non solo tecnologie appropriate, non solo competenze coordinate, non solo ricerca formazione ed assistenza integrate, ma anche spazi fisici come occasioni di socializzazione, per mantenere viva quella rete di relazioni umane e tempi nell’organizzazione del lavoro per le parole, per le emozioni, per i racconti che sono preziose cure, troppo spesso mortificate in una offerta grigia, anonima e fredda di sale di aspetto, di dispensatori di bevande, di camici e pigiami . Non è tuttavia possibile rimodellare compiutamente il sistema delle cure specialistiche e l’ospedale senza un coerente progetto di reingegnerizzazione del sistema delle cure primarie sanitarie ed assistenziali (sociosanitario), il cosiddetto territorio. Al riguardo stiamo vivendo una stagione di coraggiose visioni organizzative e gestionali dei medici impegnati nelle cure primarie, medici di famiglia, specialisti ambulatoriali, pediatri di libera scelta, Continuità Assistenziale a cui purtroppo, fino ad oggi ,corrispondono eccessive riserve delle Regioni. Una sanità moderna ed un nuovo medico devono altresì cogliere e fare spazio, nella cultura del sistema e nei servizi resi, al nuovo paradigma della salute: l’educazione alla salute, soprattutto quella rivolta alle fasce deboli dell’infanzia-adolescenza e vecchiaia, l’attenzione agli stili di vita quali nuovi determinanti della salute, la tutela dei luoghi e degli ambienti di vita e di lavoro, devono sempre più integrare le più tradizionali attività di prevenzione primaria e secondaria, irrobustendo il ruolo di “educatore”anche in capo al medico. Una riflessione su tutte per quanto riguarda il rapporto Salute-Ambiente: oggi, nella mia regione, il Piemonte, si continua a morire di asbesto a suo tempo inalato non solo nei luoghi di lavoro ma anche nelle case, nei luoghi di ritrovo pubblici e privati vicini a questi, una tragica testimonianza che errori o sottovalutazioni in campo ambientale si pagano sempre e duramente, è solo questione di tempo. Queste considerazioni ci portano altresì a dire che un servizio sanitario moderno, equo ed accessibile, ha certamente bisogno di tecnocrazie manageriali, quelle che si pensa ci siano; di un sistema diffuso di ruoli professionali riconosciuti, quello che noi vorremmo; ma anche di consenso sociale, di partecipazione attiva e propositiva delle comunità ridefinendo e riconoscendo più spazio e più peso ai governi dei territori (municipalità, comuni, consorzi di 7 comuni), all’associazionismo no profit, nella programmazione e valutazione degli obiettivi e dei risultati di salute conseguiti nelle comunità. Un buon sistema sanitario ha bisogno di trasparenza nell’uso delle risorse e nella catena delle responsabilità, in altre parole nella definizione dei limiti di competenza tra Politica, Management e Professione . Proprio in questi giorni, anche in ragione di una ventilata accelerazione del processo legislativo in merito ai temi del cosiddetto Governo clinico ed in materia di Responsabilità Professionale, il primo alla Camera, il secondo al Senato ed entrambi già nella fase di testo unificato, abbiamo ripreso il confronto con le OO.SS di categoria. All’incontro hanno aderito 17 OO.SS di categoria, una partecipazione che va oltre quella già rilevante registrata a Fiuggi e che ha accettato come base di discussione i testi Coordinati dalla FNOMCeO, già oggetto di approvazione nei principi ispiratori, da parte del nostro Consiglio Nazionale e che vi allego alla relazione, non avendo ragionevole spazio temporale per riproporveli. (Allegato 1 e Allegato 2 ) Lavoreremo per produrre proposte condivise su queste materie largamente avvertite come fonti di disagio professionale ed a queste daremo ampio risalto sollecitando il Parlamento e le Regioni a scelte davvero capaci di dare una svolta, prospettando soluzioni efficaci. Nella comunicazione, spesso mi viene chiesto quale funzione ordinistica, oltre quella deontologico-disciplinare, consideri strategica per il prossimo futuro e non ho mai avuto dubbi nel rispondere la Promozione e la Valutazione della Qualità professionale, fondata sui saperi e sulle competenze che sono poi l’unico patrimonio sociale e civile del medico. I “fondamentali“ di un professionista di qualità si costruiscono nel lungo iter formativo universitario e riteniamo innanzitutto cruciale definire corrette politiche di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia riconfermando come necessario lo strumento della programmazione anche a fronte di dati demografici che disegnano una curva di riduzione consistente della popolazione medica attiva a partire dal 2011 fino al 2025. Programmare i fabbisogni per i prossimi decenni non è una semplice proiezione attuariale ma una impegnativa e delicata azione politica e tecnica, che fin da oggi deve assumere la grande responsabilità di commisurare e modulare l’offerta quantitativa di medici e quali-quantitativa di specialisti ad una domanda che oggettivamente si svilupperà in uno scenario di sistema diverso dall’attuale, di cui già cogliamo i primi forti segnali. 8 Sbagliare questi passaggi o forzarli su esigenze di parte, comporta il rischio grave di produrre quel vuoto quali-quantitativo di offerta di professionisti che già affligge alcuni paesi europei, ad esempio l’Inghilterra. Tale complessità si scontra con l’insufficienza delle attuali procedure di programmazione nazionale (Regioni-Ministero Salute/Università/FNOMCeO) e regionale e soprattutto con i limiti di un sistema formativo universitario che, nonostante pregevoli sforzi, resta poco flessibile ed ulteriormente pressato dalla produzione di decine di nuovi professioni che costituiscono oggi la quota prevalente di iscrizioni alle Facoltà di Medicina e Chirurgia. Nel merito della formazione pre e post laurea del medico, “l’imparare facendo” deve assumere più peso nei curricula formativi dei medici così come devono essere rapidamente estese le iniziative di inserire nell’ambito degli studi le nuove scienze umane (la comunicazione, la deontologia, l’etica, l’antropologia, il management) come elementi costitutivi il moderno esercizio della professione medica. La formazione specialistica, così come sviluppatasi nel nostro Paese, è il paradigma di questo modello formativo insufficiente per logiche e dimensioni a fronteggiare la domanda di imparare a saper fare e saper essere, così come previsto dalle normative CEE. Il modello formativo è infatti ulteriormente evoluto, non si tratta più di studenti con borse di studio, ma di medici in formazione specialistica con contratti di lavoro a tempo determinato e, fermi restando gli obblighi di apprendimento teorico, possono e debbono completare la loro formazione specialistica con un inserimento pieno e protetto da tutors nelle attività di prevenzione, diagnosi e cura delle reti formative regionali, che, in particolare per la pediatria, devono comprendere gli ambulatori dei PLS. Nell’ambito di tali tematiche, la medicina generale si pone come una disciplina specifica, caratterizzata da una metodologia clinica propria, tempi operativi e strumenti spesso diversi da quelli appresi durante il corso di laurea. Per quanto riguarda la Formazione Permanente, in accordo con una vasta letteratura internazionale, siamo perfettamente consapevoli dei limiti del sistema ECM nel realizzare miglioramenti degli outcomes sanitari e degli skills professionali, ciononostante non si può non riconoscere il grosso merito di aver proposto e valorizzato la “cultura della formazione permanente” come attività sistematica e strutturale delle organizzazioni sanitarie. 9 Nell’ottica di chiamarsi ECM ma di muoversi nella direzione del SCP (Sviluppo Continuo Professionale) il nuovo sistema dovrà sempre più muoversi nella valorizzazione della cosiddetta formazione sul campo ovvero valorizzando a fini formativi tutte quelle attività capaci di intercettare conoscenze e competenze, rapportandole alla quotidianità degli interventi preventivi, clinico assistenziali e riabilitativi (revisioni tra pari, audit, attività di tutoraggio, partecipazione a gruppi di lavoro sulla sicurezza, sulle infezioni, sulla qualità, etc.) Le Società Medico scientifiche vanno ampiamente coinvolte in un progetto di sviluppo, diffusione, organizzazione e valutazione d’impatto delle buone pratiche e delle innovazioni in medicina ed in sanità al fine di garantire il miglioramento continuo e la valutazione delle abilità, delle competenze professionali e della qualità resa e percepita dei servizi In prospettiva dovranno configurare gli indicatori e gli standards dello sviluppo professionale; in altre parole quei portfoli di attività di prevenzione, clinico assistenziali, di formazione, di aggiornamento, di insegnamento, di ricerca ai quali, dopo una verifica e valutazione positiva, far corrispondere livelli crescenti di accreditamento professionale. Questo sistema volontario, che si propone come una opportunità ai professionisti, ci appare come una risposta ragionevole e praticabile a quella richiesta ormai pressante in molti sistemi sanitari di procedere quantomeno ad una periodica (quinquennale) rivalidazione della cosiddetta licenza specialistica. Va altresì irrobustita nelle partite finanziarie e meglio qualificata la spesa pubblica regionale in ricerca biomedica pura e translazionale attraverso l’individuazione di una specifica funzione di governo, autorevole, terza, affidabile alla committenza ed ai provider di ricerca, che sappia mettere in rete tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti attraendo in tali contesti, risorse private “libere“ da conflitti di interesse, oggi indispensabili allo sviluppo della ricerca. In questi ultimi mesi si sono fatte più pressanti le sollecitazioni a riprendere il cammino della legge che istituisce gli Ordini delle nuove professioni sanitarie dopo la scadenza delle delega dello scorso anno. Nei prossimi giorni, con il Vicepresidente Benato e il Presidente della CAO Nazionale Renzo, insieme a rappresentanti della Federazione dei Veterinari e dei Farmacisti, avremo un incontro di lavoro con il Parlamentare Europeo on. Zappalà e con una delegazione qualificata delle professioni sanitarie per condividere un’agenda di lavori. 10 Credo che dovremo valutare con molto realismo l’ipotesi che questa possa essere la strada per quella riforma specifica delle professioni sanitarie e degli Ordini di riferimento che invano attendiamo da un processo riformatore che coinvolga tutto il sistema delle professioni intellettuali e sul quale ci eravamo espressi con un documento generale sottoscritto da tutte le OO.SS. mediche e odontoiatriche (all. 3). Naturalmente costituiremo un gruppo di lavoro e, prima di ogni passaggio determinante, il Consiglio Nazionale sarà chiamato ad esprimersi; ma fin da subito vanno condivisi alcuni orientamenti di carattere generale che riteniamo debbano caratterizzare un moderno profilo di rapporti con le professioni sanitarie non mediche. Laddove sono evidenti fenomeni di erosione di spazi di competenze mediche e odontoiatriche, ampiamente favorite quando non legittimate da una legislazione che sciaguratamente è stata da noi trascurata negli anni passati, abbiamo fatto sentire e faremo sentire il peso della nostra opposizione ferma. Nello stesso tempo dobbiamo però uscire da questi schemi politici e giuridici, da questa infinita storia segnata da guerre di confine combattute sul campo e nelle aule di giustizia civile con esiti per noi poco incoraggianti . In questa prospettiva non deve sfuggirci la straordinaria forza innovatrice messa in campo dallo sviluppo delle conoscenze e delle competenze in ambito sanitario non medico e che la formazione universitaria ha definitivamente certificato; un fenomeno che supera e sempre più spesso travolge i tradizionali modelli assistenziali e gli antichi ruoli professionali in questi presenti. Noi riteniamo che tali cambiamenti, spesso percepiti e vissuti dal medico come aggressioni al proprio status professionale, per esprimersi al meglio, abbiano bisogno di svilupparsi in una nuova cornice giuridica che contempli le seguenti questioni. · Una definizione del profilo giuridico, unico e condiviso, di atto medico che ne tracci le potestà e i limiti al fine di meglio definire le potestà ed i limiti degli atti da riservare ad altre professioni sanitarie anche attraverso una nuova tassonomia giuridica delle professioni e dei relativi profili da correlare ai percorsi formativi; · Una presa d’atto che il processo di sviluppo di nuove competenze settoriali nel campo della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione non può più tradursi nell’individuazione di ulteriori professioni sanitarie, caratterizzate cioè da un percorso formativo universitario e dall’esercizio di atti e competenze riservate, ma recuperando e valorizzando la funzione 11 formativa delle strutture e dei professionisti del Servizio Sanitario Nazionale riconosciute ed accreditate sulla base di requisiti e criteri validi e unici su tutto il territorio nazionale, conformi alle Direttive Europee in materia e abilitati a rilasciare diplomi triennali e possibilità di accedere a successivi master specialistici; · Possibilità di accesso delle professioni sanitarie alla dirigenza del SSN esclusivamente e limitatamente a ruoli e funzioni coerenti con il biennio specialistico (3 + 2) notoriamente prevista solo per le attività di formazione e organizzazione, su posizioni dirigenziali da individuarsi su scala aziendale; · Prevedere che, all’interno di modelli operativi e funzionali fondati sulla cooperazione e rispetto delle prerogative di tutte le professioni coinvolte nelle attività, l’autonomia e la responsabilità tecnico professionale ed organizzativo-gestionale del medico mantengano un indiscussa centralità a garanzia della continuità e unitarietà dei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. I difetti della nostra sanità vengono spesso attribuiti alla sua natura pubblica sebbene, nella realtà dei fatti, la presenza del privato è massiccia ed ubiquitaria tanto da porre, almeno dal nostro punto di vista, alcune questioni che coinvolgono l’esercizio professionale di decine di migliaia di medici. Non è solo un problema sindacale, che ovviamente non ci compete, ma piuttosto di condizioni di qualità, autonomia e sicurezza dell’esercizio professionale che invece non possiamo trascurare e che ci porta a sostenere che le strutture pubbliche e private, devono erogare prestazioni con uguali standard qualitativi e, a tal fine, devono possedere risorse analoghe sul piano tecnologico, strutturale ed umano e valutati con indicatori comuni. Crediamo inoltre che vada decisamente combattuta e vinta una battaglia di contrasto al precariato professionale in genere, e medico in particolare, con le paghe orarie da colf, con un mordi e fuggi, senza progetti professionali che ha assunto dimensioni allarmanti negli ultimi anni invadendo settori di attività non marginali dei servizi sanitari pubblici e privati . Per quanto riguarda le Medicine e pratiche non convenzionali, la Legge Regionale della Toscana n. 9 del 19.2.2007 (Modalità di esercizio delle medicine complementari da parte dei Medici e Odontoiatri, dei Medici Veterinari e Farmacisti), prospetta una soluzione di riferimento, fortemente incentrata sul ruolo delle Regioni e degli Ordini professionali quali autorità garanti della formazione e delle attività, limitatamente ad alcune discipline (agopuntura, omeopatia, fitoterapia). 12 Risulta evidente che manca a tale normativa, di per sé positiva ed equilibrata, quella cornice normativa nazionale che impedisca la frammentazione dell’impianto regolatorio in tante differenti soluzioni regionali, con il rischio di “dumpig regolatori” o peggio, di inconciliabilità di normative. Questo “bisogno di regolazione” delle medicine e terapie non convenzionali cresce in proporzione diretta con la crescita della domanda di questi servizi e le soluzioni da offrire devono essere omogenee e coerenti su tutto il territorio nazionale. Tali considerazioni rafforzano la convinzione che il punto di equilibrio e di garanzia verso i cittadini non possa che essere la riconduzione delle principali medicine e pratiche, non convenzionali, ad atti medici e più in generale ad attività riservate alle professioni sanitarie, esprimendo così non una generica validazione scientifica di tali attività, ma piuttosto riportando alla responsabilità professionale e giuridica, propria dei professionisti medici, odontoiatri, farmacisti e veterinari, l’uso più appropriato, efficace e sicuro di tali attività, dalla diagnosi, alla terapia, alla preparazione e messa in commercio dei farmaci e rimedi. La scelta di un confronto e di un dialogo non ha dunque il significato, che spesso in modo ingeneroso ci viene rivolto, di negare o sminuire l’immenso valore della medicina scientifica ma riteniamo che, quali Enti ausiliari dello Stato, ci competa tutelare i cittadini ed i professionisti, contribuendo ad indirizzare, governare e, se del caso, avversare con fermezza quei fenomeni che contrastino con una efficace e sicura tutela del diritto alla salute, con la libertà di scelta dei cittadini infine con un esercizio autonomo e responsabile delle nostre professioni. In un Seminario del Comitato Centrale aperto a competenze del Ministero del Welfare e delle Regioni svoltosi nel luglio scorso a Trieste, abbiamo individuato alcuni aspetti regolatori che ci paiono ineludibili e come tali riteniamo debbano assumere, sotto il profilo giuridico, le caratteristiche di principi fondamentali in capo alla legislazione nazionale. Nel progetto di ridefinizione della nostra identità tecnico professionale, civile e sociale assume un ruolo centrale la deontologia posta a garanzia della moderna alleanza terapeutica L’esercizio di questo ruolo forte di garanzia che nessun altro può compiutamente e legittimamente avocare o revocare, non è una scelta del medico, bensì un suo obbligo perché la nostra professione è fortemente esposta e responsabile sul piano dell’accessibilità ad alcuni diritti costituzionalmente sanciti (tutela della salute e della vita, della libertà e dignità della persona, della giustizia, della riservatezza, etc.) cosicché il nostro quotidiano esercizio 13 professionale inevitabilmente intercetta forti valori civili riferiti alla persona e alle comunità, sempre più plurali, o meglio sempre più globali, per culture, storie, religioni, riferimenti etici. Non mancano (e non mancheranno!) occasioni per cimentare queste funzioni in passaggi delicati della nostra convivenza civile; basti pensare a due questioni oggi sugli scudi, apparentemente distanti se viste nello specifico ma straordinariamente vicine se viste alla luce dei principi fondanti la nostra deontologia e cioè la cancellazione del divieto di denuncia dei clandestini, previsto nel decreto sicurezza attualmente in seconda lettura alla Camera, e il profilo del dibattito che ha accompagnato l’iter di approvazione in prima lettura al Senato del DDL sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento. Riguardo alla prima questione sulla quale è già intervenuto con forza ed autorevolezza questo Consiglio Nazionale, al di là della grave e sciagurata sottostima dei rischi per la tutela della salute pubblica derivante dalla prevedibile immersione nella clandestinità di malati anche infettivi e contagiosi, ferisce la leggerezza con la quale si vuole svestire “ope legis“ la nostra professione di quella irrinunciabile alea di terzietà, di accoglienza, di solidarietà nella cura delle persone. In questi mesi abbiamo più volte sollecitato un ripensamento del Parlamento, forse anche la nostra azione ha finalmente aperto un varco nell’intransigenza di alcune posizioni politiche e, se tutto andrà nella direzione auspicata, alla fine sarà cresciuta, nell’immagine e nel diritto, la forza civile della nostra professione quale strumento di garanzia erga omnes di un diritto, quello alla tutela della salute, che, nella nostra Costituzione, è sancito quale diritto naturale dell’individuo e non solo del cittadino, giuridicamente inteso. Questo diremo nel corso della Audizione alla quale siamo stati chiamati presso la Commissione Giustizia della Camera il 22 Aprile. Sulla seconda questione mi limito ad alcune considerazioni per lasciare tutto lo spazio a quanto emerso nei Forum . Ritengo che la vicenda Englaro abbia segnato un punto di non ritorno, le questioni che ha posto ed i conflitti giuridici che ha aperto possono essere riequilibrati solo attraverso un intervento legislativo che paradossalmente deve però sottrarsi alle grandi emozioni del caso “Eluana”. Lo abbiamo detto in passato e lo ripetiamo oggi: occorre un dispositivo leggero che definisca modalità, finalità, contenuti e limiti delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, quale eccezionale e particolare estensione del principio del consenso/dissenso informato e consapevole da parte del paziente ai trattamenti in una condizione, quella di un danno irreversibile delle capacità 14 cognitive di sé e di relazione con l’ambiente, determinanti una attuale incapacità di intendere e volere . Dicendo “leggero” intendiamo “mite”, che non deve occupare ed assorbire la relazione di cura o meglio quella alleanza terapeutica che si fonda su un responsabile bilanciamento tra la libertà di scelta del paziente e l’esercizio autonomo delle tutele in capo al medico. Sono personalmente convinto che, quando una persona passa dalla condizione di capace a quella di incapace, non può veder diminuire la quantità e la qualità dei suoi diritti ma deve invece poter contare su un aumento della quantità e della qualità delle tutele per garantire al meglio lo stesso diritto. Ritengo che stia anche in questo la forza civile oltre che tecnica ed etica dell’alleanza terapeutica così fortemente rilanciata nel nuovo Codice Deontologico: un incontro non occasionale, ma unico ed irripetibile, di competenze, responsabilità e valori espressi da un medico ed un paziente che devono parlarsi, capirsi e rispettarsi. Non c’è legge o norma che ragionevolmente possa surrogare questo universo all’interno del quale, in ragione di un diritto mite e di un’ etica forte, proteggere gli incontri tra gli uomini che si pongono le domande più difficili. Anche per questo abbiamo chiesto alla politica ed al Parlamento una pausa di riflessione e, relativamente gli stati vegetativi, l’avvio di uno studio osservazionale rigoroso sulle aree di incertezza diagnostiche, prognostiche, terapeutiche ed assistenziali Così sarà possibile irrobustire la struttura della scelta, dando risposte al principio di precauzione in più occasioni invocato, in modo che i pazienti e le loro famiglie, nonché gli stessi medici, possano disporre di robuste evidenze su cui fondare le proprie scelte Conclusioni Più in generale in questo progetto ci deve animare il comune disegno di una Professione medica vicina alle Istituzioni sanitarie, a supporto dei loro compiti di tutela della salute pubblica ed ai cittadini soprattutto dove e quando sono oltraggiati da disinformazione, silenzi, incapacità amministrative e colpiti nei loro diritti alla tutela della salute da una devastazione dei territori, degli ambienti di vita e di lavoro. 15 Una vicinanza ai cittadini, ai loro bisogni, alle loro inquietudini oggi più che mai indispensabile per dare risposte forti ed equilibrate ai dubbi e alle incertezze tecniche, civili, etiche, che il travolgente sviluppo della medicina inevitabilmente propone. Dobbiamo tutelare i nostri giovani, garantendone l’ottimale formazione di base e specialistica, favorendo il loro ingresso nella professione, proteggendo lo sviluppo delle loro conoscenze e competenze attraverso fonti autorevoli e libere da conflitti di interesse. Dobbiamo contribuire a rendere il sistema sanitario affidabile per i cittadini, a vincere la sfida della sostenibilità economica assumendoci la responsabilità morale e tecnico professionale dell’uso appropriato delle risorse. Un’ultima riflessione prima di chiudere mi porta ancora una volta ad incoraggiarvi ad avere fiducia e speranze nel futuro, e soprattutto a sfidare operosamente ed orgogliosamente il tempo, affermando che la storia più bella della nostra vita professionale è quella che dobbiamo ancora scrivere e vivere.

CLINICA PRATICA

I pazienti cronici che utilizzano MC migliorano la qualità di vita di Carlo Di Stanislao La ricerca, condotta presso due diversi centri universitari, uno canadese (Università di Alberta) e l'altro statunitense (Università dell'Arizona), ha esaminato 76 individui adulti con cancro o malattie a carattere cronico di tipo non neoplastico, intervistate in due diverse e successive sessioni, circa l'impatto sulla qualità della vita delle MC, da loro usate in via esclusiva oppure, più spesso, come integrazione alle terapie ufficiali. Sono stati inclusi in modo consecutivo tutti i pazienti giunti all'osservazione nel corso di tre mesi consecutivi presso i due centri, che eseguivano una o più terapie complementari e si mostravano disponibili ed affidabili nel rispondere ad un questionario erogato dai sanitari. Le interviste sono state di nuovo erogate dopo sei mesi in ciascun paziente. E' emerso che è opinione dei pazienti che utilizzano discipline complementari, che queste sono efficaci e prive di effetti collaterali, che possono abbinarsi a terapie farmacologiche, che ne riducono le reazioni avverse e migliorano, globalmente, la cenestesi, la performance individuale e, in definitiva, la qualità della vita. Come in precedenti studi, tuttavia, appare evidente che più della metà dei pazienti si autoprescrive terapie (fitoterapici, integratori alimentari, omeopatici) senza consultare un esperto o non mettendo al corrente i medici curanti. Sebbene l'identikit del consumatore è donna, bianca, di buona cultura e di alto status socio-economico, sotto il profilo delle scelte lo studio conferma il dato emerso nel 2004 (S.M. Rhee et al., Arch Int Med, 2004): le discipline applicate sono proporzionali al reddito dei pazienti selezionati, per cui le fasce più povere si rivolgono alle procedure di minor costo (preghiera, meditazione, etc.), le più ricche a integratori, fitoterapia, chiropratica, agopuntura. Circa l'impiego di fitoterapici ed integratori, questi generalmente seguono le mode del momento, creando un panorama molto variabile nel tempo. Rispetto a dati di soli cinque fa, si dimostra che Ginkgo biloba e Panax ginseng sono in calo, mentre sarebbero in considerevole aumento il ricorso a integratori come la luteina, un carotenoide affine alla vitamina A, aggiunta frequentemente ai prodotti multivitaminici. Va infine detto che, come in una ricerca del 2005 (Kelly JP et al., Arch Int Med, 2005), l'uso dei prodotti varia molto in funzione dell'età e del sesso, quanto alle ragioni dell'uso sono più di una. Un terzo dei consumatori parla, comunque, in termini più generali di vitamine e integratori dietetici, non conoscendo, nello specifico, il preciso scopo terapeutico di tali scelte in più del 75% dei casi. JACM, 2007, 13, (6), 659 Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

Pronunciamento FNOMCeO sulle medicine e pratiche non convenzionali

Approvata all'unanimità, in un Comitato Centrale FNOMCeO appena rieletto, la relazione del Presidente Amedeo Bianco che ha affrontato anche le problematiche legate alla pratica delle medicine complementari. di Simonetta Bernardini Nel documento si legge la considerazione della Federazione per la Legge Toscana 9/07 giudicata "positiva ed equilibrata" che prospetta una "soluzione di riferimento fortemente incentrata sul ruolo delle Regioni e degli Ordini professionali, quali autorità garanti della formazione e delle attività, limitatamente ad alcune discipline (agopuntura, omeopatia, fitoterapia)". Nel contempo la FNOM auspica che si addivenga ad una normativa nazionale, nell'intento di scongiurare una frammentazione in tante soluzioni regionali con "il rischio di dumping regolatori o, peggio, di inconciliabilità di normative". Tenuto conto che il "bisogno di regolazione delle MC cresce in proporzione con la crescita delle medicine e terapie non convenzionali in proporzione diretta con la crescita della domanda di questi servizi" ritiene che "le soluzioni da offrire devono essere omogenee e coerenti sul tutto il territorio nazionale". La FNOM ribadisce inoltre che, a garanzia dei cittadini, le principali medicine e pratiche non convenzionali debbano essere attività del medico e, più in generale, riportando alla responsabilità professionale e giuridica dei medici, odontoiatri, veterinari e farmacisti l'uso più appropriato, efficace e sicuro di tali attività professionali, "dalla diagnosi, alla terapia, alla messa in commercio dei farmaci e rimedi". La FNOMCeO, ribadisce che la scelta della Federazione di promuovere un confronto e un dialogo non è, come spesso e in modo ingeneroso è stato interpretato, una volontà di negare o sminuire l'immenso valore della medicina scientifica, quanto piuttosto il dovere di un Ente ausiliario dello Stato, quale gli ordini dei Medici, di tutelare i cittadini ed i professionisti "contribuendo ad indirizzare, governare e, se del caso, avversare con fermezza quei fenomeni che contrastino con una efficace tutela del diritto alla salute, con la libertà di scelta dei cittadini e con un esercizio autonomo e responsabile delle professioni". Infine nel documento Bianco riafferma gli aspetti regolatori ineludibili ai fini di una regolamentazione nazionale emersi nel Seminario del Comitato centrale del luglio scorso a Trieste, svoltosi in collaborazione con il Ministero del Welfare e con le regioni.

martedì 21 aprile 2009

Quale modello per la Medicina Complementare in Lombardia

di Emilio Minelli La Medicina Tradizionale, Complementare e Alternativa (MT/MCA), sebbene abbia spesso in alcuni suoi aspetti radici millenarie, costituisce per molti versi un fenomeno nuovo nel panorama delle risposte alla domanda di salute della popolazione. Diffusasi in Occidente spesso in maniera spontanea e priva di regole, non può più essere considerata un fenomeno marginale. Circa il 20% della popolazione lombarda la utilizza in maniera abituale e molti medici la propongono ai loro pazienti come opportunità terapeutica per patologie che, spesso, non sono né lievi né banali ma, piuttosto, patologie per cui non vi sono altre risposte o per cui le risposte della medicina convenzionale sono considerate insoddisfacenti. Di fronte a un fenomeno del genere è quindi opportuno definire un quadro generale di utilizzo, che tuteli il paziente e che garantisca un quadro eccellente di erogazione delle prestazioni oltre che la loro appropriatezza. Per contro, la novità di queste metodiche, non consente di rintracciare itinerari già preordinati e impone, quindi, la necessità di tracciare percorsi nuovi. Secondo l'OMS, per una azione incisiva a tutela dei pazienti è di fondamentale importanza: -individuare i benefici della MT/MCA; -individuare i rischi connessi all'utilizzo della MT/MCA; -promuovere l'informazione per il consumatore e l'utilizzo appropriato della MT/MCA, da parte dei consumatori, e implementare il livello di consapevolezza e informazione del paziente che usa prodotti di MT/MCA in autoprescrizione, in particolare nel caso di donne in gravidanza o in allattamento, di anziani e di adulti che, eventualmente, trattino bambini con prodotti di MT/MCA in autoprescrizione; -vigilare sulla sicurezza delle terapie di MT/MCA e promuovere una più completa e approfondita conoscenza delle possibili interazioni e controindicazioni sia tra prodotti di MT/MCA che tra questi e farmaci della medicina biologica; -promuovere la formazione, il riconoscimento e l'individuazione da parte del pubblico di operatori qualificati; -promuovere la conoscenza dei costi della MT/MCA e di una loro eventuale copertura assicurativa. Molte delle azioni individuate nel presente documento costituiscono scelte strategiche anche di Regione Lombardia nell'ambito più globale del management della salute. Ciò ha portato Regione Lombardia, con un Memorandum of Understanding, siglato a Milano nel maggio 2003, a porre in atto una stretta cooperazione con l'OMS, allo scopo di promuovere politiche sanitarie che potessero contribuire a porre in essere quegli strumenti culturali, normativi e regolatori che, in uno sforzo congiunto della società civile e degli enti istituzionali consentissero alla popolazione lombarda di rivolgersi anche alla MT/MCA in maniera informata, sicura ed efficace. Tutta la tematica è stata oggetto di una ricerca condotta congiuntamente dal Consorzio Milano Ricerche (prof. Emilio Minelli), del Centro di ricerche in bioclimatologia, biotecnologie e medicine naturali, Centro collaborante OMS per la Medicina Tradizionale, dell'Università degli Studi di Milano (prof. Umberto Solimene) e del Dipartimento di Scienze dell'economia e della gestione aziendale, Facoltà di Economia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (prof. Antonio Liverani). Il 5 maggio 2009 presso la Università degli Studi di Milano, Sala Crociera Alta si terrà il convegno, organizzato da Regione Lombardia DG Sanità, in collaborazione con l'Istituto Regionale di Ricerca (IReR), il Centro Collaborante OMS per la Medicina Tradizionale dell'Università degli Studi di Milano e l'Università Cattolica del Sacro Cuore, dal titolo " Quale modello per la Medicina Complementare in Lombardia" in cui avverrà la presentazione della ricerca "Studio sull'implementazione delle Linee guida OMS per lo sviluppo dell'informazione al consumatore e per l'utilizzo appropriato della Medicina Complementare in Lombardia" (Cod. IReR 2007B076), commissionata a IReR (Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia) dalla Direzione generale Sanità della Regione Lombardia. Sarà questa la prima occasione in cui realtà del mondo della medicina complementare e realtà istituzionali, in Regione Lombardia, si troveranno attorno a un tavolo di fronte alla provocazione della integrazione in medicina.

lunedì 20 aprile 2009

Testamento biologico, sul ddl dubbi e ombre

di Sergio Fucci* Alcune delle norme contenute nel Ddl sul consenso informato e sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (approvato a fine marzo dal Senato) violano il fondamentale principio che impone allo Stato laico di rispettare il pluralismo etico di una società multiculturale, multietnica e multireligiosa come quella in cui viviamo. Solo uno Stato etico può pretendere che tutti i cittadini si conformino a una sua concezione non neutrale della società, fondata sul discutibile principio che la vita umana è inviolabile e indisponibile non solo da parte dei terzi - come è ovvio - ma anche da parte del soggetto interessato cui è precluso anche il rifiuto delle cure salvavita, indesiderate perché vissute come un accanimento. In particolare, il ddl è connotato da forti elementi ideologici diretti a negare tutela all’idea di dignità e di persona che ciascuno si costruisce nel corso della propria esperienza di vita e che, talvolta, può comportare il rifiuto di vivere in condizioni di salute estremamente precarie ovvero tali da non consentire di mantenere alcuna seria relazione con il mondo esterno, come avviene negli stati vegetativi permanenti. Oltre a utilizzare espressioni non corrette sul piano giuridico, poi, il disegno di legge non è rispettoso della deontologia medica e presenta alcuni profili di probabile illegittimità costituzionale. Il Codice etico della Fnomceo approvato nel 2006, infatti, ribadisce che il medico deve astenersi dal compiere sul corpo del malato attività da questi consapevolmente rifiutate e riconosce il fondamentale valore dei desideri espressi anticipatamente dall’interessato prima di perdere la sua capacità decisionale. Il ddl, invece, non contiene elementi chiari al riguardo, essendo stati eliminati i riferimenti al diritto del malato a rifiutare qualunque trattamento sanitario e il conseguente dovere del medico di astenersi, salva la possibilità di sollevare l’obiezione di coscienza. Appare poi offensivo della dignità professionale del medico affermare che la legge garantisce al malato che il camice bianco davanti ad un paziente in stato di fine vita o in condizioni di morte prevista come imminente, «debba astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati rispetto alle condizioni cliniche del pazienti e agli obiettivi di cura». Questa garanzia, invero, non può derivare da una norma di legge, ma solo da una concezione etica della medicina che rifiuti una visione ideologica dei suoi scopi e, quindi, non accetti di compiere attività integranti «accanimento terapeutico» non solo sul piano strettamente scientifico, ma anche nella prospettiva del paziente, come ben delineato nel vigente codice deontologico. D’altra parte, non essendovi una definizione normativa di «trattamento straordinario» e «non proporzionato», e sussistendo nella stessa scienza medica opinioni divergenti sul punto davanti al singolo caso, queste espressioni, nella loro estrema genericità, rischiano di creare solo occasioni di contenzioso con il paziente o la sua famiglia. Affermare, inoltre, che l’attività medica è «esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute nonché all’alleviamento della sofferenza» implica una forte contraddizione perché vi sono situazioni nelle quali è giusto e opportuno astenersi da una tutela ideologica del bene vita e accettare la prospettiva di cercare solo di esaudire il desiderio del morente di essere accompagnato all’exitus con terapie che ne rendano meno doloroso l’inevitabile trapasso. Il diritto di ciascuno alla tutela della vita umana attraverso le migliori cure disponibili offerte dalla scienza medica, giustamente «garantito anche nella fase terminale», non può essere trasformato in un dovere di curarsi sempre e comunque una volta al cospetto del medico. Altrimenti si viola il precetto costituzionale secondo il quale un trattamento sanitario obbligatorio può essere imposto solo se tutela contemporaneamente la salute dell’individuo e l’interesse della collettività a evitare che la malattia del singolo leda la salute dei terzi, come avviene, per esempio, con le vaccinazioni obbligatorie. Non appare corretto, infine, l’avere imposto soltanto al Mmg il compito di raccogliere le Dichiarazioni anticipate di trattamento, (Dat) perché ci sono situazioni nelle quali è giusto e opportuno che questo compito venga affidato al medico che in ospedale o nell’hospice si prende cura del malato. L’auspicio, quindi, è quello che i deputati, dopo un’opportuna pausa di riflessione, correggano le anomalie contenute nel Ddl in oggetto, regolando diversamente la materia. * professore a contratto di Bioetica alla facoltà di Giurisprudenza dell’ Università dell’Insubria

giovedì 29 gennaio 2009

INFORMAZIONE AI CITTADINI PER LA SICUREZZA DELLE MEDICINE COMPLEMENTARI E NON CONVENZIONALI

ISS/SIF/CMN Istituto Superiore di Sanità, Roma Società Italiana di Farmacologia, Milano Centro di Medicina Naturale, USL11 Empoli INFORMAZIONE AI CITTADINI PER LA SICUREZZA DELLE MEDICINE COMPLEMENTARI E NON CONVENZIONALI Vinci, 11 dicembre 2008 ISS/SIF/CMN LE CONOSCI ? 1. COSA SONO ? Queste medicine e pratiche, nel loro insieme, sono di volta in volta connotate come: complementari, non convenzionali, integrative, tradizionali, non ortodosse, olistiche, naturali, dolci, ed altro ancora. Costituiscono un insieme di terapie, talvolta considerate anche alternative, molto diffuse in Italia e nel resto del mondo. Le più conosciute sono l’agopuntura e la medicina tradizionale cinese, l’omeopatia, la fitoterapia, le manipolazioni osteo-articolari e la medicina ayurvedica. 2. FUNZIONANO ? Nella maggior parte dei casi l’efficacia è basata sull’uso e la pratica consolidata, piuttosto che su evidenze prodotte con gli stessi metodi scientifici utilizzati per i trattamenti convenzionali. Attualmente un numero crescente di studi ne avvalora l’impiego in alcune situazioni: per esempio, l’agopuntura per particolari tipi di dolore e la fitoterapia in alcune forme di depressione. In molti casi tecniche o prodotti di origine naturale possono giocare un ruolo utile nel miglioramento della qualità della vita piuttosto che per la cura delle malattie. In alcuni Paesi o Regioni sono offerte dai servizi sanitari pubblici. 3. SONO SICURE ? Queste terapie sono in genere ritenute responsabili di minori effetti collaterali rispetto alle terapie convenzionali. E’ sbagliato, però, il concetto che i prodotti “naturali” (prodotti erboristici, integratori, fitoterapici, omeopatici, ecc.) siano sicuri per definizione: tutti possono provocare effetti collaterali, reazioni allergiche o possono interagire con altri farmaci. Oltretutto, per legge, non hanno un foglietto illustrativo con avvertenze o indicazioni per l’uso. 4. QUALI SONO I RISCHI ? La salute del cittadino può essere messa a rischio, quando queste terapie sono consigliate o prescritte in modo non appropriato o senza la dovuta competenza, per uno o più dei seguenti motivi: ·assenza o ritardo di diagnosi ·ritardo o abbandono senza motivo di terapie appropriate ·sostituzione di medicinali convenzionali con preparati “naturali” non adeguati ·preparazioni domestiche con erbe spontanee non controllate e non sicure ·preparati contenenti piante o estratti non idonei, contaminati, adulterati o tossici ·prodotti a composizione sconosciuta o con etichette non adeguate ·assunzione di dosi non corrette ·assunzione contemporanea di prodotti “naturali” e farmaci di sintesi: in alcuni casi è possibile avere un aumento della tossicità dei farmaci o una riduzione della loro efficacia 5. COME INFORMARSI ? Esistono riviste scientifiche o testi specifici dove si trovano informazioni controllate, sicure e documentate. Esistono tuttavia anche molti libri e riviste divulgative su queste terapie, che non sempre riportano dati affidabili, perché non verificati né verificabili, o comunque non documentati. Sempre più frequentemente Internet costituisce un punto di riferimento per ottenere informazioni su trattamenti medici anche non convenzionali o “alternativi”. Occorre però tener presente che un sito è affidabile se riporta il responsabile delle informazioni, le indicazioni per i contatti, la data di aggiornamento ed è privo di pubblicità per la vendita di prodotti. ISS/SIF/CMN RICORDA … 1. PARLANE CON IL TUO MEDICO Se pensi di poterti curare con una di queste terapie parlane comunque sempre anche con il tuo medico curante. 2. NON ABBANDONARE Non abbandonare in nessun caso le terapie convenzionali senza averne discusso con il medico. 3. NON AFFIDARTI Non affidarti a ”presunti” ricercatori o esperti, al sentito dire, al fai-da-te o ai consigli di amici e conoscenti. Non affidarti all’automedicazione se non per disturbi minori o piccole patologie, e comunque di breve durata. Parlane sempre con il farmacista o con il medico. 4. NON ASSUMERE NE’ RACCOGLIERE Non assumere prodotti a composizione segreta, privi di etichetta, o senza consiglio di un esperto. Non assumere, se non prescritti, prodotti naturali in gravidanza o allattamento. In campi, prati o boschi non raccogliere erbe spontanee per farne preparati ad uso medicinale 5, DIFFIDA Diffida di canali distributivi come Internet o delle vendite domiciliari prive delle dovute garanzie. Diffida della pubblicità di terapie o rimedi miracolosi. 6. INFORMATI Informati sempre sui reali vantaggi di ogni terapia, sulle garanzie di sicurezza ed efficacia, e in particolare quando ti venga proposta come sostitutiva di quella convenzionale. 7. CONSULTA Consulta sempre un medico o un farmacista quando devi o vuoi somministrare un prodotto naturale a un bambino o a un anziano, anche se sani, e a maggior ragione se ammalati o in terapia con altri farmaci 8. AFFIDATI Per una terapia complementare o non convenzionale affidati sempre a un medico esperto, chiedendo al tuo medico di famiglia, alla tua ASL, all’ Ordine dei Medici della tua Provincia e a Società Scientifiche accreditate. 9. CONSERVA Conserva i prodotti nella loro confezione di origine, lontano dalla portata dei bambini, all’ asciutto, lontano da fonti di luce o di calore. 10. SEGNALA Segnala sempre al tuo medico o al farmacista ogni sospetta reazione avversa a un medicinale o prodotto naturale. Segnala all’ Ordine dei medici o dei farmacisti chiunque ti prescriva o pratichi terapie complementari, non convenzionali, o “alternative”, senza averne i requisiti professionali. ISS/SIF/CMN Istituto Superiore di Sanità, Roma Società Italiana di Farmacologia, Milano Centro di Medicina Naturale, USL11 Empoli con il contributo di Centro di riferimento per l'Agopuntura e MTC della Regione Toscana, Firenze Centro di riferimento per l'Omeopatia della Regione Toscana, Lucca Centro di riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana, Empoli Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (SIOMI) Società Italiana di Medicina Omeopatica (SIMO) Il documento è stato sottoscritto da Accademia di ElettroAgopuntura sec.Voll (AdEAV e MNC), Gubbio Associazione Eco, Bologna Associazione italiana di fitoterapia e fitofarmacologia (AIFF), Napoli Associazione Medica Italiana di Omotossicologia, AIOT, Milano Associazione Medici per l'ambiente, ISDE Italia Associazione Medicina e Complessità (AMeC), Trieste Associazione Nazionale Medici Fitoterapeuti (ANMFIT), Empoli Associazione Omeopatica Dulcamara Associazione Pazienti Ayurvedici ATAH, Bologna Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona Associazione per lo Studio delle Neuroscienze e le Terapie Integrate in Psichiatria Asclepieion Associazione di Ricerche e Studi per la Medicina Antroposofica (AReSMA ), Milano Ass. Scientifica intern. Medicina Tradizionale, Complementare e Scienze affini (OLOSMEDICA) Centro Agopuntura-EBM, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Firenze CiaoLapo Onlus, Associazione per la gravidanza a rischio e la salute perinatale Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le MnC in Italia , Bologna Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopatici (FIAMO), Terni Federazione Italiana Società di Agopuntura (FISA), Bologna Federazione delel Società Medico-scientifiche Italiane (FISM), Milano Fondazione Matteo Ricci, Bologna Istituto internazionale di Studi Tibetani Shang Shung, Arcidosso Liga Medicorum Homeopathica Internationalis - Vicepresidenza italiana Società Italiana di Medicina Antroposofica (SIMA), Milano Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), Firenze Società Italiana di Medicina Integrata (SIMI), Perugia Societa' Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica (SSIMA) SS Dipartimentale del Coordinamento di MnC, ASL NA1

sabato 13 dicembre 2008

Perché i pazienti scelgono le Medicine Complementari?

Tutti sanno che le Medicine Complementari (CAM) sono molto diffuse e alcuni conoscono i fattori connessi a tale diffusione: pochi però sono in grado di definire in che modo questi fattori portano a questo risultato di Francesco Macrì Diversi sono stati i modelli interpretativi adottati nel tempo per definire e comprendere lo sviluppo delle discipline complementari tra la popolazione; tra essi, quello socio-comportamentale è stato quello che ha riscosso maggiore interesse, anche se il tema deve ancora essere definito in tutti i suoi vari aspetti. Ecco perché due autori canadesi, Fuschia M. Sirois e Rebecca J. Purc-Stephenson, si sono proposti di raggiungere due importanti obiettivi: da una parte applicare e verificare la efficacia di un modello di "decision making" del consumatore per individuare il ruolo di alcuni fattori implicati nel determinare la decisione di terapia; dall'altra esaminare in modo specifico tale ruolo in due diversi sottogruppi di pazienti: un gruppo di utilizzatori recenti (o, comunque, discontinui) e un gruppo di utilizzatori regolari. L'impostazione della ricerca si basa su alcune considerazioni che riguardano vari modelli di "consumer decision making" proposti nel tempo, selezionando tra tutti quello di Kanuk e Shiffman (2000) che sembra essere il più adeguato, in quanto non si limita ad elencare i vari fattori implicati, ma formula anche uno schema interpretativo di come tali fattori tra essi si correlano. I parametri presi in considerazione sono stati suddivisi in: influenze esterne (ad esempio il consiglio di parenti e amici); aspetti psicologici individuali (ad esempio la soggettiva percezione dei sintomi); insoddisfazione con la medicina convenzionale (è una motivazione molto frequente per la scelta di terapia CAM); aspettative di ruolo (legate in parte a come il paziente intende che debba svilupparsi il rapporto tra se' stesso e il medico). Il presupposto è comunque quello secondo il quale i fattori implicati nella scelta terapeutica dei consumatori saltuari siano diversi da quelli implicati nella scelta dei consumatori abituali. Lo studio è stato condotto a Ontario, in Canada, è durato 14 mesi e ha coinvolto undici cliniche di Medicina Convenzionale (CM) e sedici cliniche di Medicine Complementari (CAM). Sono stati distribuiti 679 questionari di cui 242 sono stati compilati e restituiti (tre non sono stati valutati per dati mancanti), di essi 142 (59%) hanno interessato cliniche in cui si esercitavano con regolarità discipline di tipo complementare. I pazienti dello studio canadese sono stati suddivisi in tre gruppi: 54 fruitori solo di medicina convenzionale (CM), 112 fruitori regolari di CAM (rCAM) e 73 fruitori sporadici o da poco tempo di CAM (irCAM). Le conclusioni dello studio hanno confermato che la maggior parte (88,1%) dei pazienti che usano le CAM scelgono tale terapia in associazione alla CM e solo tra il 16,1% di coloro che usano regolarmente le CAM le usa in sostituzione della CM. Le percentuali delle CAM utilizzate sono 77,8% per la chiropratica, 71,4% per il massaggio, 35,7% per l'omeopatia e naturopatia, il 20,5% per l'agopuntura, l'11,9% per la reflessologia e il 7,6% per il reiki. Il 70,5% dei pazienti CM si dichiara disposto ad usare le CAM nel caso venissero raccomandate e l'83,7% nel caso di fallimento della CM. Il 67,5% dei pazienti CAM ha fatto la scelta per fallimento della CM e il 71,2% dietro suggerimento di amici e parenti. Il 55,7% a causa di effetti collaterali con la CM, e ciò soprattutto tra i pazienti rCAM. Il punteggio di soddisfazione derivato da più parametri (soddisfazione generale, qualità tecnica, comunicazione, accessibilità, rapporto medico-paziente, tempo a disposizione) è stato in genere più elevato per i pazienti CM rispetto ai pazienti CAM. Per i fattori determinanti la decisione terapeutica, i pazienti irCAM riportano più frequentemente una sensazione soggettiva di gravità di malattia cronica e scarsa soddisfazione per la qualità tecnica della CM. I pazienti rCAM hanno più spesso aspettative per una politica sanitaria più egualitaria. Lo studio è in parte inficiato dall'alta percentuale di questionari non restituiti (64,4%) che rende non utilizzabili ad esempio i dati demografici: le caratteristiche del campione potrebbero essere in realtà le caratteristiche di quella parte del campione più motivata a partecipare. Lo studio offre però un possibile modello di indagine epidemiologica sui fattori determinanti la scelta delle CAM da parte dei pazienti e alcuni interessanti spunti di riflessione su alcuni di questi fattori già segnalati in altri lavori. Si conferma infatti che il ricorso alle CAM avviene soprattutto per delusione nei confronti della CM o, comunque, a causa degli effetti collaterali che la CM comporta e che la grande maggioranza dei pazienti ricorre alle CAM considerandole complementari rispetto alla CM. Compl Health Practice Rev, 2008, 13, (1), 3

giovedì 4 dicembre 2008

L'efficacia dell'acupressione a livello del polso nell'insonnia: uno studio italiano

L'insonnia è un problema importante che diminuisce la qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti. E' dovuta a varie cause, una di queste è senza dubbio l'ansia. Il suo meccanismo è complesso e non del tutto conosciuto: la melatonina e il suo ritmo circadiano sembra avere un ruolo importante. Poiché è noto che agopuntura e acupressione a livello di ShenMen (Ht 7) possono aiutare nel trattamento dell'ansia e dell'insonnia, un gruppo di ricercatori italiani ha voluto verificare l'efficacia di un apparecchio per l'acupressione a livello di Ht 7, durante la notte. I fattori valutati sono stati l'ansia e la salute in generale, la qualità del sonno e la concentrazione urinaria di alcuni metaboliti della melatonina. Sono stati quindi selezionati 40 pazienti sofferenti di insonnia e randomizzati in due gruppi, che hanno ricevuto un trattamento con acupressione a livello di Ht 7 oppure placebo, in doppio cieco, per venti notti. I dati ottenuti indicano che l'apparecchio testato sembra essere efficace per migliorare la qualità del sonno e il livello di ansia; inoltre i livelli del metabolita della melatonina sono stati considerati normali nella maggior parte dei pazienti trattati con l'apparecchio, rispetto al gruppo trattato con placebo. In conclusione, gli studiosi definiscono l'apparecchio testato come un ausilio valido per l'insonnia, privo di effetti collaterali ed in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti. Nordio M, Romanelli F.Efficacy of wrists overnight compression (HT 7 point) on insomniacs: possible role of melatonin?Minerva Med. 2008 Dec;99(6):539-47.

martedì 21 ottobre 2008

L’agopuntura allevia i disturbi vasomotori in pazienti sottoposte a terapia antiestrogenica - 14/10/2008 di Roberto Gatto

Nell’Aprile passato, nel corso della VI European Breast Cancer Conference (EBCC-6) tenutasi a Berlino, fu presentato uno studio norvegese randomizzato e controllato nel quale si concludeva che l’agopuntura è efficace nell’alleviare le vampate di calore di pazienti operate per carcinoma mammario e sottoposte a terapia antiestrogenica con tamoxifene. A distanza di sei mesi, nel 50° Meeting Annuale dell’American Society for Therapeutic Radiology and Oncology (ASTRO) sono stati illustrati i risultati di uno studio condotto all’Ospedale Henry Ford di Detroit. Lo studio ha riguardato 47 pazienti precedentemente operate per carcinoma mammario ed in terapia con tamoxifene o con l’inibitore dell’aromatasi anastrozolo. Secondo i ricercatori, l’ottanta per cento delle pazienti sottoposte a terapia antiestrogenica soffre di disturbi vasomotori come conseguenza della terapia stessa. Fra i farmaci più frequentemente utilizzati in queste pazienti per il trattamento delle vampate di calore vi è un antidepressivo inibitore della ricaptazione della serotonina, la venlafaxina. Lo studio ha riguardato 47 pazienti operate di carcinoma mammario, in terapia antiestrogenica con tamoxifene o anastrozolo, che lamentassero almeno 14 vampate di calore alla settimana. Le pazienti sono state casualmente suddivise in due gruppi, uno trattato con venlafaxina, l’altro con 16 sedute di agopuntura, (due alla settimana per le prime quatto 4 settimane, una alla settimana per le otto settimane successive). Entrambi i gruppi hanno ricevuto un trattamento della durata di tre mesi. Alle pazienti è stato richiesto di tenere un diario giornaliero sulla frequenza e l’intensità delle vampate di calore a partire dalla settimana precedente l’inizio del trattamento, per le 12 settimane dello studio e ad intervalli regolari per un anno, successivamente alla conclusione della terapia. Secondo gli autori entrambi i gruppi hanno registrato una diminuzione analoga e significativa delle vampate di calore, così come un miglioramento apprezzabile dei sintomi depressivi e della qualità della vita, e l’efficacia dell’agopuntura nel trattamento dei sintomi associati alla terapia antiestrogenica è considerata quantomeno equivalente a quella della venlafaxina. Degna di nota, secondo gli autori, la differenza mostrata dai due gruppi negli effetti collaterali, in quanto “numerosi pazienti trattati con venlafaxina hanno registrato effetti collaterali quali nausea, xerostomia, cefalea, disturbi del sonno, capogiri, diplopia, rialzi pressori, stipsi, astenia, ansia”. Di contro, il gruppo trattato con agopuntura non ha segnalato alcun effetto avverso, ma, al contrario, ha manifestato effetti positivi quale maggior sensazione di energia, chiarezza mentale, desiderio sessuale ed un senso generale di maggior benessere rispetto a prima del trattamento. Interessante il commento del dott. Jay Brooks, Chairman di Ematologia ed Oncologia all’Ochsner Health System di Baton Rouge, La: “Uno studio interessante, ma molto piccolo. Al momento, non raccomanderei l’agopuntura se non all’interno di una sperimentazione. Ci serve uno studio prospettico di maggiori dimensioni”. Come dargli torto? Entrambi gli studi analizzano un campione di poche decine di pazienti, ma i risultati sono in linea con quelli di altre ricerche e, soprattutto, appaiono molto interessanti, sia dal punto di vista dell’efficacia che del risparmio sulla spesa sanitaria. Possiamo sperare che qualcuno, magari in Italia, magari contando su di un aiuto pubblico, sviluppi questo filone di ricerca?

venerdì 26 settembre 2008

Utile l’Agopuntura nella cefalea cronica - 15/09/2008

di Roberto GattoNuova prova d’efficacia per l’agopuntura, in base ai risultati di un lavoro pubblicato nel Luglio scorso su Cephalalgia, rivista della International Headache Society. La sperimentazione è stata condotta presso l’Università Charite di Berlino, nell’Institute for Social Medicine, Epidemiology, and Health Economics. Siamo abituati al fatto che le sperimentazioni occidentali sull’agopuntura, a causa della scarsità dei pazienti arruolati, in genere non raggiungano conclusioni definitive. Questa volta i numeri sono “cinesi”,dato che sono stati analizzati 15 056 pazienti. Scopo del lavoro era investigare l’efficacia dell’agopuntura in associazione agli usuali trattamenti nella terapia della cefalea cronica (almeno due episodi al mese, da più di un anno). Dei 15 056 soggetti arruolati (età media 44,1 +/- 12,8 anni, 77% femmine), 1 613 sono stati allocati a caso al gruppo attivo (agopuntura più terapie canoniche), 1 569 al gruppo di controllo (terapie canoniche). 11 874 soggetti che non avevano accettato di aderire alla randomizzazione sono stati assegnati ad un terzo gruppo non casuale, con l’intento di valutare se esistessero differenze tra i gruppi attivi randomizzato e non. Lo studio ha indagato il numero di giornate con cefalea, l’intensità del dolore e la “Qualità della vita connessa alla salute” (HRQL SF 36), rilevati a zero, tre e sei mesi. Nel gruppo attivo ed in quello non randomizzato ai pazienti sono state praticate 15 sedute di agopuntura nell’arco di 3 mesi. Dopo tre mesi il numero di giornate con cefalea era diminuito da 8,4 +/- 7,2 nel gruppo di agopuntura e da 8,1 +/- 6,8 a 7,5 +/- 6,3 nel gruppo di controllo (P <>

venerdì 12 settembre 2008

RINITE ALLERGICA

CASO CLINICO C.L. 34 anni , femmina Motivo consultazione: Rinite allergica (acari , parietaria) Atri sintomi: Eccessiva voglia del dolce Non altri segni di organi o visceri Diagnosi Deficit di Qi di Milza nella sua funzione di purificazione Terapia: -Shang ( mercante) Qu ( tortuosa) ,Ki 17 -Yin Tang Nomi secondari: Shang (mercante) Shi (alimentazione) Gao (alto) Qu (tortuoso) Analisi della sintomatologia. La malattia allergica, secondo la S.I .d.A, dipende da un difetto di purificazione di Ying Qi eo del sangue. La Ying Qi ( energia nutritiva) e il sangue, vengono messi in circolazione nei meridiani principali a partire dal meridiano del polmone per finire il circuito nel meridiano del fegato. Nel percorrere i meridiani principali passa negli organi dove le due sostanze subiscono un processo di purificazione. Alla fine del circuito Ying Qi e Xue passano al polmone e il polmone elimina l’impurità del Qi attraverso il naso e l’impurità del sangue attraverso la pelle. Nel caso in cui il Qi non è stato purificato da uno o più organi l’impuro arriva al polmone e questo si manifesterà come rinite o asma mentre se non hanno purificato il sangue questa manifesterà come dermatite. Nel caso descritto il sintomo “voglia del dolce” esprime un deficit di Qi di milza mentre la rinite ci specifica che la funzione che è in difetto è la funzione di purificazione del Qi. Trattiamo allora il punto Ki 17 che è un punto specifico per la funzione di purificazione della Milza e aggiungiamo il punto locale Yin Tang liberare eventuali blocchi locali di energia. Andamento clinico Miglioramento della rinite (meno intensa la sensazione di chiusura e di scolo nasale) già dopo la prima seduta. Scomparsa della sintomatologia allergica dopo tre sedute.

CADUTA DEI CAPELLI

CASO CLINICO L. M. femmina di 35 anni Motivo consultazione: Effluvium capillorum da circa tre mesi Altri sintomi: Astenia psico-fisica al mattino Inappetenza Diagnosi Deficit della funzione di raccolta del polmone Terapia: Lu 1 Nome del punto Zhong Fu = viscere del centro Ying Zhong Shu = trasportare per offrire il centro del petto Fei Mu = Mu del polmone Analisi della sintomatologia. Nella caduta dei capelli bisogna pensare ad un deficit di Jing di rene. Se la caduta dei capelli è legata all’età avanzata, alle malattie croniche, alle gravidanze ravvicinate, agli eccessi sessuali (che per noi significa stress) allora possiamo pensare che vi sia un vuoto di Jing renale primitivo: terapia = BL 52 In tutti gli altri casi il deficit di Jing è secondario a: 1. Vuoto di Qi Milza (nella funzione di trasformazione o di far salire) per cui il jing dei reni non viene consolidato dal Jing acquisito rispettivamente perché la milza non trasforma (Sp 10) o perché la milza non fa salire : Sp 6 e Sp18. 2. Vuoto di Qi di Polmone (nella sua funzione di abbassamento dei liquidi Ye torbidi al rene): Li 16 3. Vuoto di Qi di rene (funzione di afferrare i liquidi Ye torbidi abbassati dal polmone): Ki11 4. Vuoto di Qi di Stomaco (funzione di discesa): St 36 5. Presenza di umidità nel midollo che rende vano ogni tentativo di consolidare il midollo: GB 39 A dimostrazione vorrei citare solo alcuni brani del So Wen . So Wen cap 10: “ L’osso si unisce ai reni il cui Jing si manifesta nei capelli. L’organo che domina i reni è la Milza ” e poi ancora “ gli alimenti troppo dolci indolenziscono le ossa e fanno cadere i capelli” Il commento spiega: “I capelli sono il sovrappiù degli elementi costitutivi del Jing e del Sangue” Naturalmente N.V.Nghi spiega che la Milza domina i reni a causa dei gioco dei 5 movimenti dove il movimento “nonno” inibisce il “nipote” ma per noi della S.I.d.A. la relazione Milza-rene è una relazione di dipendenza metabolica: se la milza non elabora il Jing acquisito si blocca la catena della nutrizione del midollo che passa per il polmone e rene. So Wen cap. 9: “ I reni conservano il Jing dei 5 organi; la loro energia si manifesta nei capelli e la loro funzione consiste nell’alimentare le ossa” Nel caso descritto siamo di fronte ad un blocco della funzione di “raccolta” del polmone (dei 4 elementi) della stagione autunno che porta ad un ripiegamento in profondità e nel rene in inverno. L’astenia psico-fisica al mattino è il sintomo patognomonico della alterazione della funzione di raccolta del polmone. Questa alterazione comporta un vuoto secondario del rene. È per questo che il S.W. al cap. 4 recita che le malattie di una stagione si manifesta nella stagione successiva e credo che si riferisca alla progressione stagionale dei punti Mu. Andamento clinico Diminuzione della caduta dei capelli appena il giorno dopo la seduta. Dopo la seconda seduta la pz riferisce che non ha più la spico-astenia al mattino, buono l’appetito e i capelli non cadono più.

lunedì 21 luglio 2008

CURRICULUM VITAE

Rosanna de Paola , nata a Foggia il 02-05-1966,vive ad Acerra prov. di Napoli in via V. Veneto 63 Recapiti telefonici: 334-3552972 081-5202888. Titoli di Studio: - Diploma di Maturità Scientifica conseguito c/o il Liceo Scientifico "G. Marconi " di Foggia nell'anno 1984 - Laurea in Medicina e Chirurgia conseguita c/o la S.U.N. Seconda Università degli Studi di Napoli il 09-05-2003 - Abilitazione all'Esercizio della Professione di Medico Chirurgo nella Ia Sessione dell’Anno Accademico 2003 - Iscritta all’Ordine dei Medici -Chirurghi ed Odontoiatri di Napoli - Attestato Corso di Formazione in Sicurezza e Tutela della Salute dei Lavoratori .( D.L. nn. 626/94 e 242/96 ) presso l'Università degli Studi di Napoli " Federico II" Centro Interdipartimentale di Ricerca L.U.P.T. rilasciato il 20 dicembre 1999. - - Attestato di partecipazione convegno Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese in Reumatologia rilasciato in data 13 Dicembre 2003 - - Buona conoscenza della Lingua Francese (parlata e scritta) -Discreta conoscenza della Lingua Inglese. - - Conoscenze informatiche : Ambienti Windows -Software grafica -Videoscrittura -Internet-Multimidia -Power-point . - Esperienze di Tirocinio Pratico Ospedaliero Pre-laurea dal Maggio 1995 ad Ottobre 1995. - - Ambulatorio di Dietetica e Nutrizione c/o I° Policlinico -S.U.N. - Domande di Reperibilità nel Servizio di Continuità assistenziale ASL NA 1, ASL NA3 , ASL NA 4, ASL AV 1, ASL AV2 ,ASL CE1 , ASL CE2, ASL BN per l’anno corrente . - Sostituzioni di Medicina di Generale -Domanda di Inserimento nella Graduatoria Interna ASL NA 4 e ASL limitrofe incarichi provvisori e reperibilità. - Domanda di Reperibilità nel Servizio di Assistenza ai Naviganti - Iscritta al Corso di Agopuntura Quadriennale c/o La Fondazione Matteo Ricci – F. I .S .A dal 17 Gennaio 2004. -Ha frequentato dal mese di Ottobre 2003 ad Ottobre 2004 l’ Ambulatorio di Medicina Generale c/o dott.Altobelli Antonio di Acerra -Corso di Aggiornamento Scientifico “ Nuove acquisizioni nella prevenzione e nella gestione delle complicanze cardiovascolari nel paziente iperteso “ c/o Hotel Satura – Torre del Greco – in data 25 Marzo 2004 , organizzato dalla I.F.B. STRODER farmaceutici. -Attestato di partecipazione al 18° Congresso di Agopuntura tenutosi a Bologna il 16 Maggio 2004 su L’Andrologia e le Malattie Urologiche in Agopuntura e MTC -Attestato di partecipazione al Corso di Formazione su “ Etica e deontologia degli interventi assistenziali “- accreditato ECM- nei giorni 28 e 29 Giugno 2004 presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Napoli. - -Dal 2 Maggio al 9 Agosto del 2004 ha lavorato c/o CENTRO DI DIAGNOSTICA NUCLEARE – SDN in via F. Crispi 8 a Napoli con contratto di lavoro autonomo come collaboratore laureato prestando la propria opera come medico prelevatore ed altri tipi di prestazioni mediche come : interpretazione esami di laboratorio, esecuzione ECG , montaggio e smontaggio Holter , Tamponi , Spirometrie e varie . - Domande per incarichi di Guardia Medica Turistica per le ASL di NA 2, CE1, NA5, SA3,SA1. - Attestato di partecipazione al Corso di Aggiornamento su : Attuali Aggiornamenti in Oncologia Mammaria “ Giuseppe Dama “ tenutosi in data 14 dicembre 2004 c/o L’Ordine dei Medici ed Odontoiatri di Napoli. - Attestato di partecipazione all’attività di tipo FAD : “Le eparine ed i nuovi farmaci antitrombotici nella prevenzione del trattamento del tromboembolismo venoso “ organizzato dal provider EDRA spa e dalla Università degli Studi di Roma La Sapienza.. - Da Ottobre 2004 presta opera di collaborazione professionale per il Centro BIOLABOR , Diagnostica di Laboratorio ed Analisi Cliniche sito in Pomigliano D’Arco Via Fiume n° 8 . - Attestato ECM con accreditamento di 12 Crediti Formativi per l’Evento di tipo FAD : “ La gestione della qualità nei servizi formativi rivolti ai medici di medicina generale “ organizzato a METIS Società Scientifica dei Medici di Medicina Generale Srl .il giorno 01/ 12/2004. - Incarichi di reperibilità Continuità Assistenziale trimestrali ( Gennaio – Febbraio- Marzo 2005 ) presso la ASL NA 4 , nonché ASL di appartenenza. - Attestato ECM con accreditamento di 11 ecm per l’Evento : Diagnostica in Agopuntura ed MTC tenutosi i giorni 5-6 Marzo 2005 a Napoli ed organizzato da Formazione Medica S.r.l. Via Canova 13 40138 Bologna . - Frequenza al Corso di Aggiornamento ECM dal tema: “Aspetti Medico-Legali in Medicina Generale” tenutosi al Novotel di Capodrise il giorno 2 aprile 2005 . - Attestato ECM con accreditamento di 10 ecm per l’Evento di tipo FAD : “ Clinical Governance in Oncologia “ organizzato dall’AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica il giorno 23 /04/2005. - Attestato ECM con accreditamento di 12 crediti formativi per l’Evento di tipo FAD : “ Conferenza Nazionale per lo Scompenso Cardiaco 2004 – I e II - III e IV Sessione “ organizzato dall’ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri dell’Università degli Studi di Firenze e la collaborazione di OKMedico. It il giorno 23/04/2005. - Attestato ECM con accreditamento di 3 crediti formativi per l’Evento di tipo FAD : Il Management Sanitario per il MMG - Il Budget e il Medico di medicina generale “ Organizzato da OKMedico.it/ Luma srl. il giorno 23/04/2005. - Attestato di partecipazione al 3° Corso di Formazione ECM dal titolo:” Cellule Staminali : dalla biologia alla clinica organizzato dall’A.I.D.M. / Medical Women’s International Association , Sezione di Napoli “ Polimnia Marconi “ tenutosi i giorni 7- 8 novembre 2005 presso L’ Ordine dei Medici di Napoli. - Dal giorno 17 / 07 / 2006 al 29 / 07 /2006 sostituisce la Dott.ssa Mocerino Rita iscritta nell’ Elenco dei Medici di Medicina Generale della ASL NA4 Distretto 69 Acerra NA. - Dal giorno 10/ 04/ 07 al 14 / 04 / 07 ha sostituito il Dottor Caniglia Domenico iscritto nell’elenco dei Medici di Medicina Generale convenzionati con la ASL NA 4 Distretto 69 Acerra (NA). - Il giorno 9 giugno del 2007 ha partecipato al Corso di Aggiornamento denominato : “ La Gestione del paziente diabetico “ Auditorium Villa dei Fiori , Acerra ( NA) - Ha partecipato al VI Corso di Aggiornamento Medico Multidisciplinare organizzato da S.I.F.A.M.E.D. e tenutosi a Napoli dal 2/5/2007 al 13/ 6 / 2007 presso l’ Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Napoli con assegnazione di 12 crediti formativi E.C.M. - Il giorno 1 Luglio 2007 ha superato con esito finale di 89 /100 l’esame del quarto anno di Corso Quadriennale , nonché di Diploma in Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese della Scuola Matteo Ricci sede di Napoli . -Nel corso dei mesi di Febbraio –Aprile del 2008 consegue l’Attestato per il Corso di Perfezionamento in Omeomesoterapia rilasciato dall’A.I.O.T. ( Associazione Medica Italiana Omotossicolgia ) - Ha partecipato agli Eventi FAD formativi : Infezioni delle vie urinarie nel bambino con 2 crediti E.C.M. , Varicella con 1 credito E.C.M. superati il 7 / 08 / 2007. - Dal giorno 30 /07/ 07 al 13 / 08 / 07 sostituisce il Dott. Serzioi Antonio convenzionato con La ASL NA 4 Distretto 69 Acerra ( NA) . - Dal giorno 16 / 08 /07 al 31 /08 / 07 sostituisce il Dott. Serzio Antonio Medico di Medicina Generale convenzionato con la ASL NA4 Distretto 69 Acerra ( NA) - Dal giorno 16 / 08 / 07 al 24 /08/ 07 sostituisce la Dott.ssa Mocerino Rita Medico di Medicina Generale convenzionato con la ASL NA4 Distretto 69 Acerra (NA) . - Il giorno 20 settembre 2007 ha partecipato al Concorso per il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale . - Attualmente collabora con il Laboratorio di Analisi cliniche Biolabor Via Fiume 8 Pomigliano D’Arco (NA) . - Ambulatorio di Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese- Mesoterapia Omotossicologica C.so Resistenza n° 6 -80011 Acerra ( NA) .

Le Droghe Vegetali della Medicina Tradizionale Cinese nella Farmacopea Europea - 12/07/2008

Le Droghe Vegetali della Medicina Tradizionale Cinese nella Farmacopea Europea - 12/07/2008 Franco Francesco Vincieri Nella Comunità Europea, l’ utilizzo a scopo terapeutico di una droga in generale, e pertanto anche di quelle della Medicina Tradizionale Cinese (MTC), comporta oltre che alla valutazione della sua sicurezza e della sua efficacia, il controllo della sua qualità. La determinazione della qualità rappresenta peraltro un punto fondamentale in quanto anche la sicurezza e l’efficacia stesse dipendono in parte dalla qualità. Infatti, la sicurezza può essere compromessa da impurezze presenti nelle droga, impurezze che possono determinare effetti indesiderati e/o tossici, mentre la stessa efficacia può venire meno se la droga non risulta conforme agli standard di qualità previsti. Nella Comunità Europea la qualità dei fitoterapici nasce dall’osservanza delle relative linee guida dell’EMEA (CPMP/QWP/2819/00 Rev 1; EMEA/CPMP/QWP/2820/00 and EMEA/CVMP/815/00 Rev.). Queste linee guida relativamente alla qualità dei prodotti di partenza e cioè delle droghe vegetali e delle loro preparazioni rimandano, se presenti, alle relative monografie della European Pharmacopoeia (Eu.Ph.). La presenza quindi nella Eu.Ph. di una monografia a cui riferirsi semplifica di molto il relativo dossier in quanto l’aderenza della droga vegetale e/o della sua preparazione alle specifiche della sua monografia di farmacopea ne garantisce la qualità. Il programma dell’inserimento di monografie di droghe vegetali della Medicina Tradizionale Cinese nella Eu.Ph. era già da tempo in atto da parte di entrambi i Gruppi di Esperti delle Droghe Vegetali 13A e 13B della Eu.Ph.. Nel 2007 è stato istituito dalla European Pharmacopoeia uno specifico Traditional Chinese Medicine-Herbals Working Party (TCM-HWP), costituito da esperti di vari Paesi della Comunità Europea , avente come compito esclusivo la realizzazione di monografie delle droghe vegetali della MTC. IL TCM-HWP, la cui prima riunione è stata fatta nel Gennaio 2008, sta prendendo in considerazione per prima cosa il lavoro già iniziato dai Gruppi 13 A e 13 B in materia di droghe vegetali della MTC per finalizzarne le monografie già iniziate. Proseguirà quindi con la realizzazione delle monografie delle più importanti droghe vegetali della MTC basandosi sulle esistenti monografie della Pharmacopoeia of People’s Republic of China (Ch.Ph. ). Queste monografie dovranno essere attentamente valutate dal punto di vista sperimentale ed opportunamente modificate secondo i requisiti e lo stile della Eu.Ph. . Il procedimento non è semplice e vi sono alcuni punti da considerare. Il primo è che nelle monografie delle droghe vegetali presenti nella Ch.Ph. vengono riportate determinate caratteristiche che non potranno essere riportate nella Eu.Ph. Si tratta delle azioni della droga secondo la MTC , le sue indicazioni terapeutiche, il suo uso ed il suo dosaggio. Si deve inoltre considerare che le proprietà di una droga della MTC sono definite nel contesto delle teorie della MTC. Queste proprietà sono ritenute insite nella droga intera e non nei singoli costituenti chimici in essa presenti. Pertanto i saggi dei singoli costituenti chimici sono considerati non fondamentali per la valutazione della qualità in senso tradizionale. Pertanto nelle monografie della Ch.Ph. si tende in genere a sviluppare metodiche analitiche di tipo generale che prendano in maggior considerazione la valutazione dell’intera classe dei composti presenti piuttosto che del singolo o dei singoli componenti. Ad esempio, di una droga vegetale si preferisce valutare il contenuto totale di flavonoidi presenti rispetto alla valutazione di un singolo o di ogni singolo componente (markers). Il valore del contenuto totale dei flavonoidi, unitamente ad una ben precisa identificazione botanica macro e microscopica sono spesso considerati dalla Ch.Ph. dati sufficienti per caratterizzare la droga in modo univoco. Molte monografie della Ch.Ph. prevedono comunque anche saggi di identificazione cromatografici quali-quantitativi, basati sul singolo o sui singoli markers, ma questi spesso non hanno le caratteristiche di quelli previsti dalla Eu.Ph.. Infatti la Eu.Ph. seleziona i markers sulla base della conoscenza del loro ruolo nell’azione terapeutica della droga e/o della sua preparazione. Vi sono quindi dei markers che sono i responsabili dell’attività terapeutica della droga (markers terapeutici) , markers che pur non essendo responsabili dell’attività terapeutica della droga contribuiscono alla stessa (markers biologici) ed infine dei markers che non sono in alcun modo coinvolti nell’attività terapeutica della droga . Quest’ultimi markers possono a loro volta essere distinti in markers specifici, quando sono caratteristici della droga in oggetto, e markers ubiquitari quando invece son presenti in diverse droghe. In base a queste considerazioni quindi non è detto che il marker o i markers e la relativa metodologia impiegati dalla Ch.Ph. per l’identificazione di una droga e/o di una sua preparazione possano essere utilizzati per la corrispondente monografia da inserire nella Eu.Ph. Infine si deve considerare che molte delle droghe vegetali ed animali presenti nella Ch.Ph. hanno subito un trattamento che risulta fondamentale per l’uso corretto delle stesse nella MTC . I tipi di trattamenti ed i loro scopi sono i più vari. Fra i trattamenti più comuni possiamo citare quelli che utilizzano i processi meccanici, quelli che impiegano l’acqua, il calore o una combinazione di calore e di acqua o di altri liquidi come aceto, vino etc.. Anche gli scopi di questi trattamenti sono diversi. Fra i principali possiamo citare quelli di ridurre gli effetti collaterali della droga, di aumentare la conservabilità, la solubilità e la stabilità. Quindi nella Ch.Ph. accanto a monografie di droghe vegetali ed animali come tali esistono anche le corrispondenti droghe “processed”. Questa tipologia di droghe dovrà essere attentamente considerata in modo da rispettare i requisiti della Eu.Ph. Professor Franco Francesco Vincieri Ordinario di Tecnologia e Legislazione Farmaceutica Facoltà d Farmacia Università di Firenze

Integrated clinics have already been established in response to community demand

CAM practitioners and “regular” doctors: is integration possible? eMJA, 2004, 180 (12), 645-646 Integrated clinics have already been established in response to community demand. The growing evidence base for complementary and alternative medicine (CAM) and its widespread community use compels doctors to understand complementary therapies and to refer patients to CAM practitioners where appropriate. Most general practitioners have patients with chronic illness who could benefit from the services of CAM practitioners, and virtually all CAM practitioners have patients who require access to mainstream diagnosis and therapy. Collaboration requires shared respect and trust, and education. Dangers of not integrating care include delaying or depriving patients of safe and effective management, and the potential for harmful interactions. Integration is currently being supported by government initiatives such as the new MedicarePlus package, as well as by initiatives from organisations such as the Australian Medical Association, the Royal Australian College of General Practitioners and the Australasian Integrative Medicine Association.

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